Inviato a Dimaro Folgarida
Chissà dove si annidano i bluff e dove le verità, in questa fase assai dialettica del calciomercato azzurro. Chissà fino a che punto bluffa e fino a che punto racconta il vero Cristiano Giuntoli, uno che appare molto ben allenato agli equilibrismi lessicali quando dice che «per Deulofeu c’è stata solo qualche telefonata», e che «Sirigu è solo una delle tante possibilità in porta». Di certo, dice il vero quando parla di Koulibaly. Perché non può neppure più il Napoli nascondere che l’offerta c’è stata per rinnovare. Alla faccia del tetto di ingaggio. Eccome se c’è stata. Bel al di là di quelli che sono i limiti di bilancio che De Laurentiis si è posto come faro finanziario in questa sorta di anno zero del suo Napoli: «Gli abbiamo offerto 6 milioni di euro per cinque anni. Netti. Senza bonus. E in più un ruolo da dirigente, perché lui ha sempre dato tanto, è un simbolo e lo vogliamo qui. E il presidente per primo che pensa che questa sia la cosa giusta». E non c’è stata da parte di Kk quella risposta immediata che il Napoli avrebbe assai gradito: «Ci ha detto che vuole guardarsi intorno e ci vuole pensare». Gela la Juventus? «Per noi è incedibile. In Italia e all’estero». La sintesi è che in ogni caso resta qui, anche senza rinnovare. Senza che vengano alzate cortine di ferro, dei confini impenetrabili tra due mondi. Se sarà addio, avverrà tra un anno. Come è stato per Insigne. Senza veleni, senza acidità.
La verità, tutta le verità. Nel teatro di Dimaro Folgarida, il direttore sportivo mette quasi nell’angolo la conferenza di Spalletti. Sembra il gioco della bottiglia: tanto tocca sempre a lui ritrovarsi al centro di ogni cosa. Giusto che sia così. Non è il ruolo di Spalletti dare le risposte sulle politiche della società. E quello del Napoli non è un mercato con le disponibilità illimitate. «C’è un alone di negatività attorno a noi: abbiamo raggiunto un obiettivo che negli ultimi dopo due anni era mancato. Ma la squadra ha dato dimostrazione di grande valore e lo farà anche la prossima stagione». Eccoli gli altri due nodi. Con Fabian è il momento del ramoscello d’olivo, anche se lo spagnolo sa bene cosa lo aspetta in caso di mancato rinnovo. «Parliamo molto con lui e con i suoi agenti, siamo sereni, se vuole andare via deve portare una offerta. Che al momento non c’è. O prendiamo i soldi o gli facciamo noi una proposta. E lui, come tutti gli altri, deve fare presto, perché il tempo per cedere i calciatori non è illimitato tenendo conto che il 5 settembre si saranno giocate già cinque partite», dice sornione il direttore sportivo. Poi è la volta nel capitolo più doloroso. Dove è chiaro che siamo ormai ai titoli di coda. La mail dei legali di Mertens (la richiesta di rinnovo per un anno con 4 milioni netti di ingaggio, 2,4 di stipendio e 1,6 alla firma, più bonus e il 10 per cento di commissione) ha fatto calare il gelo. «Noi una controproposta l’abbiamo fatta: 5 milioni lordi. Lui ha detto di no. Ha un rapporto personale con Aurelio, se ci sono ancora margini lo sanno solo loro due». Ma non ce ne sono.
«Meret rimane volentieri con noi, abbiamo trovato un accordo e lo stiamo formalizzando. Ospina? Ha fatto una scelta più economica che tecnica, volevamo tenerlo e gli abbiamo anche fatto una corte spietata. Chi prendiamo? Sirigu è uno tra quelli a cui stiamo pensando, una delle possibilità». In realtà, è proprio il portiere di esperienza che insegue Spalletti. Il Napoli sta per chiudere il cerchio. Sarà lui l’alter ego di Meret. Spegne ogni voce du Dybala («non ci abbiamo pensato neppure per un attimo») e sull’addio di Osimhen («solo telefonate ma null’altro. Sanno che l’offerta deve essere molto molto importante»). Infine il difensore: «Deve essere funzionale per il nostro progetto, non necessariamente giovane. Non dimentichiamo che il Napoli ha già speso molti soldi sul mercato quest’anno».