Dal pallone duro a Ronaldo, solo sugli azzurri è calata la nebbia


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Una volta De Laurentiis ebbe a dire che Juve-Napoli è la madre di tutte le partite. Ebbene, quando la madre di tutte le partite inizia con l’allenatore azzurro che chiede la sostituzione del pallone perché troppo duro già là si capisce più o meno dove si andrà a finire e cioè nfacc a nu mur. È difficile, infatti, non pensare che nella sconfitta di ieri a Reggio Emilia non ci sia, da parte degli azzurri, un poco di responsabilità. Non era affatto una vecchia signora irresistibile quella che si è palesata ieri al Mapei Stadium per giocarsi la Supercoppa Italiana. Ma, come si fa sovente con gli anziani a cui soprattutto a Napoli si prestano cure e devozioni, gli uomini di Gattuso hanno fatto il possibile per agevolare il lavoro ai bianconeri. Distrazioni, erroracci, paura di oltrepassare il centrocampo un po’ per la nebbia un po’ per un’incomprensibile ansia da prestazione.

 

Per buona parte della partita migliore in campo è stato Ospina: molti nelle interviste post gara dicono di essere pronti a tutto per difendere la maglia azzurra, lui parla poco ma nei fatti si immola veramente a rischio della vita pur di opporsi al Ronaldo di turno. Quando viene lasciato totalmente solo, però, anche lui soccombe. E soccombe purtroppo anche capitan Insigne che quando ottiene, chissà come miracolosamente, un rigore da trasformare in gol non è che lo sbaglia, lo tira proprio da un’altra parte evitando al portiere juventino finanche la fatica di una parata. Quid faciam, allora? Niente, questo è il pallone. E però, se come disse Einstein la scienza senza la religione è zoppa e la religione senza la scienza è cieca è evidente che il Napoli senza la mentalità è brutt’. Ma brutt assai, eh! 

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/juventus_napoli_anna_trieste-5714375.html

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