Ieri il Napoli ha vinto all’Olimpico contro la Roma con un gol capolavoro di Osimhen. E fin qui i meri fatti della mera cronaca. Il punto, però, è che ieri il Napoli ha fornito ai romani romanisti e più in generale a tutti quelli che ignorano la storia e la cultura partenopea, una lezione importante su cosa si possa e cosa non si debba assolutamente dire prima di una partita col Napoli per non rischiare di passare una brutta nottata. Prima del match, infatti, a Roma era apparso uno striscione che, con evidenti fini oltraggiosi, accomunava l’allenatore azzurro Luciano Spalletti a Pulcinella. Come se essere definito in tal guisa fosse un’offesa, un’onta, una vergogna. Evidentemente, coloro che hanno scritto quello striscione sono dei grandissimi ignoranti nella misura in cui ignorano che prima di Spalletti a vestire quella maschera sono stati napoletani illustri come Eduardo De Filippo, Massimo Ranieri, Massimo Troisi. Letterati, geni, pataterni indiscussi della napoletanità riconosciuti in tutto il mondo.
Ecco perché la partita di ieri sera non poteva che finire com’è finita: male per loro e bene, benissimo, per i napoletani. Tenendo in campo Osimhen fino alla fine, anche quando pareva inutile vista la difesa a oltranza schierata da Mourinho, Spalletti si è meritato di stare nel Pantheon dei napoletani grandi degni di indossare quella maschera. Se lo avesse sostituito, che ne so, con Simeone o Raspadori, con tutto il rispetto per i due, noi non avremmo mai visto un gol come quello di Victor pari, per bellezza e precisione nell’esecuzione, agli affreschi della Cappella Sistina. Quindi grazie, Roma. Grazie, romanisti!