Inviato MEZZANA La sua carriera da dirigente è cominciata 28 anni fa, nell’estate del 1995. Giovane avvocato penalista, fu scelto da Corrado Ferlaino come team manager del Napoli allenato da Boskov. Nel 1999 festeggia il ritorno in serie A da Direttore dell’Area Tecnica con il Napoli di Novellino. Poi tra i tanti incarichi, Foggia, Verona, Bologna, Juventus Under 23. E ora, Filippo Fusco, ha il compito di rilanciare una nobile decaduta del nostro calcio, la Spal, che lunedì affronterà il Napoli a Dimaro in amichevole e che svolge la preparazione in Val di Sole, a Mezzana.
Direttore Fusco, al Napoli come ds ora c’è Mauro Meluso.
«Una persona perbene e che conosco da anni. Un dirigente competente e che non è mai sopra le righe; ovviamente per un dirigente non è facile arrivare a luglio e avrà bisogno di un po’ di tempo per conoscere, capire e per potersi ritagliare il giusto ruolo al fianco di un presidente che ha le idee molto chiare spesso anche nella gestione dell’area tecnica».
È difficile arrivare dopo uno scudetto?
«A tal proposito mi piace citare una frase di Bielsa proprio sui pericoli del successo, lui afferma che il successo porta spesso con se un grande rischio perché può essere “deformante: rilassa, inganna, ci rende peggiori, ci aiuta ad innamorarci eccessivamente di noi stessi. Al contrario, l’insuccesso è formativo: ci rende stabili, ci avvicina alle nostre convinzioni. Il pericolo potrebbe essere proprio questo a Napoli».
Cita Bielsa, mentre io mi sarei aspettato Benitez.
«Lui in questo momento avrebbe messo tutti in guardia con il suo “il calcio è tutto una bugia”. Perché possiamo pensare di prevedere ogni cosa, ma poi c’è il campo che dice altro. Un grande giornalista argentino Dante Panzeri, intitolò il suo libro sul Futbol: “la Dinamica de lo impesado” mettendo in evidenza la magia delle cose imprevedibili quando c’è una partita di calcio».
Imprevedibile come lo scudetto del Napoli?
«Questo successo viene da lontano ed il Napoli di De Laurentiis già aveva vinto trofei in Italia, da anni gioca le Coppe in Europa e aveva sfiorato il primo posto. Questo scudetto è figlio di un progetto di un presidente che, spesso, ha dimostrato di essere un visionario».
Spalletti è andato via per il Troppo amore. Ci crede?
«Sì e aggiungo che mi piace da morire questa visione romantica».
Ha fatto parte della commissione d’esami che a Coverciano ha esaminato cento ds in primavere. C’era anche Antonio Sinicropi, ora nello staff di De Laurentiis
«Mi ha colpito molto la sua umiltà. La sua voglia di conoscere, capire. Peraltro ha discusso una tesi molto interessante, tecnico giuridica, sui diritti di immagine nel calcio».
Prati, il suoi gioiellino, lo dà al Napoli? «Lo seguono in tanti. In questi primi giorni di ritiro mi ha colpito la sua serenità, il suo equilibrio, oltre alle sue grandi qualità nel fare sempre le cose semplici in campo, si allena benissimo senza farsi condizionare dalle voci di mercato. E ha solo 19 anni e mezzo».
La vittoria della Nazionale under 19 che segnale dà al calcio italiano
«I giovani devono giocare. E io dico che è importante anche puntare sulle seconde squadre: io ho lavorato nella Juventus Under 23, ho visto crescere Fagioli e tanti altri. E sono contento che anche l’Atalanta abbia varato la sua squadra. Ho vissuto tanto in Spagna e i club iberici hanno tratto solo benefici dal fatto di avere le seconde squadre da anni : ho visto Gavi giocare nel Barça B e poche giorni dopo esordire in prima squadra. Ci vuole fiducia e coraggio. Tra poco, credo che in molti dovranno pensare ad avere le seconde squadre, considerando che la Fifa ridurrà il numero dei prestiti. E la cosa mi piace».
E la Spal?
«Dobbiamo essere ambiziosi e coraggiosi, e cercare un equilibrio economico. Essere in Lega Pro è doloroso, ma è un’occasione per dare spazio ai giovani del settore giovanile. La Spal ha vinto gli ultimi due tornei under 18 ma ancora più importante dei titoli a Ferrara ci sono strutture all’avanguardia e un convitto tra i migliori d’Italia».
Esiste una questione meridionale nel calcio?
«Quando vai in giro, scopri che in ogni settore giovanile ci sono almeno tre o quattro campani. Ovvio, ti chiedi il perché? Non è solo questione di strutture, forse andare via dall’ambiente aiuta a trovare stimoli maggiori?».
Mercato fermo?
«Ovunque, non solo noi. Anche la serie A è ferma. Poi basta la prima operazione che va in porto e scatta un effetto domino. Ed è quello che succederà con gli attaccanti, per esempio».
Prima di Napoli-Spal che dirà ai suoi ragazzi?
«Divertitevi, il calcio è bello, godetevi il momento perché non tutti i giorni capita di giocare contro la squadra Campione d’Italia».
Che ne pensa della vicenda del Lecco?
«I romani dicevano “Summum ius summa iniuria” ovvero che l’applicazione rigida di una norma può diventare un’ingiustizia, ma aggiungevano anche: Dura lex sed lex. Vedremo quello che succederà. Ma questa incertezza sull’inizio dei campionati condiziona e per certi versi spaventa perché mina la credibilità del sistema perché troppo spesso bisogna aspettare le decisione dei tribunali ordinari per poter iniziare i campionati».