Ciao Mister, grazie di tutto»: inizia così la lettera di saluto di tanti tifosi azzurri sui social, sulla stessa linea di quanto espresso da gran parte dei giocatori e del club stesso. Il popolo chiedeva la testa di re Carlo da ormai 9 gare, da quando non arrivavano vittorie. Ma il fatto che l’esecuzione sia stata fatta in un clima di festa, proprio dopo il poker al Genk che ha garantito il passaggio del turno in Champions, ha scatenato dei sensi di colpa fra i napoletani. Ora qualcuno si chiede: «Era davvero tutta colpa dell’allenatore?»; «È giusto che abbia pagato Ancelotti?». Una reazione strana da parte di una piazza che fino a ieri si schierava quasi in toto dietro l’hashtag #Ancelottiout, frutto di rabbia per i risultati mancati.
Lui, il primo capro espiatorio della triste situazione in campionato, è ora fuori dai giochi. E davanti a questo ora la piazza appare divisa: non solo i «Finalmente vai via», oppure i «Mangia il panettone altrove, vattene in pensione»; bensì ora si fanno già avanti i rimpianti: «Ci mancherai, Napoli non ti merita»; «Rimarremo sempre una squadra provinciale»; «Troppo piccoli per i grandi allenatori»; «Vergogna, esonerato il tecnico quando la colpa era della società e dei giocatori», si legge sul web.
Non manca chi si scaglia ora ancor più duramente contro i giocatori, e in particolare su Insigne: «Sarà contento il capitano ora. A lui andava tolta la fascia e cacciato»; «Colpa di una squadra che non lo ha rispettato: tanti giocatori viziati e sopravvalutati»; «Carlo ha caricato su di sé le colpe che invece erano solo della squadra».
La polvere alzata sugli allenamenti troppo blandi e con quel paragone sempre vivo con l’ex comandante Sarri che aveva fatto sognare la città: Ancelotti è stato sommerso da voci brutali nei suoi confronti. Forse la differenza nei metodi di allenamento c’era, forse davvero Carlo era stato troppo fiducioso nei confronti dei suoi ragazzi: tante volte affidava loro il compito di saper leggere le situazioni in campo, così come fanno i grandi campioni che ha allenato in passato. Forse la squadra era abituata ad avere direttive precise e a imporre un gioco testato con i soliti titolari, fatto di passaggi mnemonici e meccanismi automatizzati. Cosa che il tecnico di Reggiolo non voleva, chiedeva piuttosto un approccio diverso a seconda dell’avversario. Anche perché nell’ultimo anno di Sarri si andava verso la fine di quel calcio spettacolo e si cercava qualcosa di nuovo per arrivare al traguardo sognato dalla città.
E l’anno scorso, nonostante lo scontento popolare per il mancato scudetto, è stato confermato il secondo posto con un gruppo che si è spinto oltre le sue potenzialità. Eppure stadio vuoto, critiche… che forse hanno spinto il club e tutti i suoi rappresentati ad alzare le aspettative dichiarando a voce alta, lasciando alle spalle persino la scaramanzia, di lottare per il tricolore. Ma Carlo – come tutta la squadra e la società tutta – non ha mantenuto la promessa, la classifica in campionato piange. E ha caricato su di sé le colpe di essere sotto le aspettative rispetto a quanto annunciato con troppa leggerezza in estate. «La sua colpa principale è stata quella di essere troppo ottimista anche sul mercato. O ci ha preso in giro», è questo il messaggio che gira da alcuni tifosi.
Ora però una nuova epoca: punti interrogativi su Gattuso, il web ancora non si sbilancia completamente. Gli anti-Ancelotti sono pronti ad acclamare qualunque nome in sua vece, ma gran parte del popolo ancora non emette sentenza sul nuovo tecnico. Si prova ad essere ottimisti: «Chiedevamo aiuto a San Gennaro… è arrivato intanto un altro Gennaro a proteggerci», è l’appello per il nuovo allenatore. Per accoglierlo nel migliore dei modi già si preparano le statuine a sua immagine e somiglianza sui presepi napoletani, e si invoca il Ringhio: «Forse lui può salvarci, col suo carattere forte». Questa la nuova speranza a Napoli.