I segreti di Allan, l’uomo in più: «Quelle magie al calcetto»


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In Brasile, iniziare la carriera giocando a futsal, il calcetto
locale, è praticamente la prassi per ogni calciatore, anche
tra coloro che sono nati a Rio de Janeiro e vivono nel mito di Zico
e altri funamboli cresciuti in spiaggia. Per quanto riguarda Allan
Marques, rotella unica e incombustibile dell’ingranaggio del
Napoli di Sarri, il futsal è alla base della sua enorme
polivalenza e della sua capacità di rappresentare come pochi
il centrocampista box to box.

A dirlo è il suo ex allenatore al Vasco da Gama, Dorival jr,
che nel 2009 lo adocchiò nel settore giovanile del club e
restò impressionato dal suo enorme dinamismo e dalla sua
capacità di recuperare il pallone e lanciarsi immediatamente
all’attacco. «Quell’anno in rampa di lancio dalle
giovanili c’erano Allan e Coutinho. La squadra era ancora in
serie B e decisi di puntare su entrambi in un centrocampo a 4 che
poi sarebbe stato la spina dorsale di quel Vasco che sarebbe
risalito in serie A. Si vedeva che entrambi erano destinati a
grandi cose e Allan mi colpì subito per la sua
versatilità», afferma Dorival, che puntò molto
sull’attuale numero 5 azzurro in quanto convinto che fosse in
possesso del giusto mix tra forza e tecnica individuale, sebbene il
processo di maturazione fu graduale e non immediato. «Ricordo
di averlo preso in disparte un giorno e di avergli detto di avere
pazienza, di continuare a lavorare e di impegnarsi come stava
facendo perché aveva le potenzialità per esplodere. E
infatti adesso è uno dei migliori centrocampisti del
campionato italiano e sono contentissimo del suo
successo».

In effetti, alla sua terza stagione in azzurro, il ventottenne
brasiliano sembra essere arrivato al top di un processo di lavoro e
di integrazione tattica che lo rende insostituibile nell’undici
di Sarri. Il suo elevato senso della posizione, la sua
abilità unica nel recuperare palla e successivamente di
inserirsi per andare in gol sono virtù necessarie in una
squadra che fa del palleggio e degli attacchi vertiginosi i suoi
fondamenti tattici. Queste sue doti sono frutto della sua lunga
esperienza nel futsal, dove giocava fino a quando non lo
scoprì Fabio Fernandes, formatore e scout di giovani
calciatori del Vasco da Gama. «Lo notai in una finale di un
torneo regionale di futsal, quando aveva solo tredici anni. Nei
suoi occhi e nei suoi movimenti c’era il fuoco di chi non
voleva mai perdere e lottava su tutti i palloni. Ma per giocare a
calcetto bisogna anche avere una certa abilità tecnica nel
dominio del pallone. E lui l’aveva».

From: Il Mattino.

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