Il ritorno in campo è ad un passo, ma le ultime settimane non sono state facili per Kalidou Koulibaly. Sabato sera tornerà nello stadio che è stato teatro di quelle offese razziste che hanno avuto non pochi strascichi. «Questa vicenda mi ha lasciato anche qualcosa di positivo: ho avuto vicina la mia famiglia, la cosa più importante che ho al mondo, ci sono stati tanti messaggi di affetto sui social o in via privata. Per me è stata una reazione importantissima, mi ha fatto maturare e capire diverse cose, tutto il sostegno che ho avuto non lo dimenticherò».
Kalidou si racconta ai microfoni del Napoli. «Essere un simbolo di questa lotta mi fa piacere in parte. Dover lottare ancora oggi per difenderci dal razzismo mi fa male, nel 2019 abbiamo fatto tanti passi avanti ma questo è un passo indietro di sicuro», ha detto. «Per me sarà una battaglia importante, la porto avanti da anni e credo sia la strada giusta, dai bambini nelle scuole fino alla vita di ogni giorno. A mio figlio sarà difficile da spiegare, per i bambini le differenze di colori sono normali, dovremmo essere consapevoli come loro».
«In Francia ci sono nato, non ho mai avuto problemi di questo genere nella vita come nel calcio. Sono cresciuto con tanti stranieri, amici turchi, arabi, francesi senza avere alcun problema. Anche in nazionale ci sono tanti calciatori di colore e non è mai stato un impedimento. Ma sono più abituati che in Italia e quindi sono anche più avanti», ha continuato Koulibaly, senegalese di nazionalità ma francese di nascita. «Quando sono arrivato qui ero concentrato sul calcio, ma quando ho cominciato a capire i cori contro Napoli mi sono reso conto di quella che era la situazione. Per me questa è una bellissima città, mi dispiace per queste offese continue che arrivano. Il tifo contro ci sta, ma pensiamo ad Insigne: un napoletano che poi gioca anche per l’Italia, i razzisti dovrebbero pensarci due volte prima di fare qualsiasi cosa».
Il difensore azzurro indica anche la via per un miglioramento immediato e un cambio repentino. «Penso che il calcio, da sport popolare, possa aiutarci tantissimo in questa battaglia», ha continuato. «Da anni sono impegnato in ogni modo contro il razzismo. Ora tutti i calciatori devono fare un passo avanti, solo così possiamo farcela».
From: Il Mattino.