Il Napoli di Ancelotti stasera alla prova Liverpool, Insigne leader


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Inviato a Maynooth

Lorenzo saltella e corre sul prato del Carton House, il resort che
ospita il Napoli nel suo ritiro in Irlanda. Saltella e corre tutto
allegro. E la sua serenità è quella dei compagni. Ad
ammirarlo anche due tifosi speciali, Amedeo Acquaviva e Maurizio
Cortese. Verdi si avvicina a Lorenzo, lo accarezza sulla testa.
Hysaj gli sussurra cose forse irripetibili, tutti ridono insieme.
Il gruppo ruota attorno al ragazzo ormai uomo di Frattamaggiore:
Insigne fa un allungo, poi un altro ancora. Come previsto, la botta
rimediata durante l’amichevole con il Chievo è
pienamente assorbita. Ci sarà stasera con il Liverpool,
contro i vicecampioni d’Europa. Un bell’esame, anche per
lui. È ormai evidente che ha fatto il grande passo e si
capisce dalle battute che fa con i giornalisti, dal modo con cui si
relazione con il pubblico: Insigne è uno di quelli che ha in
mano lo spogliatoio, ne orienta umori e – nel caso – i malumori.
È la coscienza critica e storica, il riferimento,
l’autorità. Quando dice «abbiamo scoperto in
Ancelotti un grande uomo» dà un segnale importante:
è il modo per dire che è il benvenuto e che qui non
troverà orfani di Sarri pronti a lamentarsi per il suo
addio. Tutti con Carlo e Carlo con tutti.

L’ALTRO CAPITANO
C’è Hamsik, certo, e poi lui. Dopo Marek è lui ad
aver diritto alla fascia da capitano. È l’unico ed
essere cresciuto nella culla del settore giovanile azzurro, per
certi versi incarna lo spirito del club. Non badate alle apparenze,
alla sua voglia di scherzare, all’amicizia con Cassano:
è in realtà un gigante di personalità,
Insigne. E non a caso è uno che quando c’è da
dire della cose non le manda a dire neppure ai veterani della
Nazionale. Nei primi giorni dell’era Ancelotti, re Carlo ha
trovato in Lorenzo uno dei cardini del suo progetto: sa come e
quando parlare, ha una intelligenza vivace, è il punto di
contatto e il tramite tra il gruppo storico e i nuovi. È
anche a lui che si deve l’ingresso perfetto di Verdi nello
spogliatoio, o l’intesa dentro o fuori dal campo del tridente
azzurro. Rimasto senza l’inseparabile compagno di avventura,
Luigi Sepe, ora preferisce stare in camera da solo.

L’EVOLUZIONE
Con Ancelotti si prepara ancora a un cambio di interpretazione del
suo ruolo. Forse un ritorno più alle sue origini, con Zeman.
Lorenzo deve essere attaccante che punta alla porta come obiettivo
principale: parte ala nel 4-3-3 ma poi deve anche spostarsi al
centro, dietro la punta centrale; in altri momenti mezzala, in
altri ancora trequartista. Poi dopo pensare anche a pressare e a
lavorare in difesa. Con Sarri era spesso terzino, con Benitez
faceva chilometri sulla fascia: lui, però, ha nei piedi il
bello del calcio ed è quello che intende valorizzare il
tecnico di Reggiolo. Ancelotti vuol dargli maggiore libertà
in attacco, scatenando la sua fantasia, sfruttando la magia dei
suoi piedi e la libertà della sua testa, in piena rottura
con gli schemi rigidi e perfetti del suo predecessore. Magari anche
falso nove, di tanto in tanto. A secondo delle situazioni.

From: Il Mattino.

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