Il Napoli verso la Champions col passo del gambero


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La buona notizia della giornata arrivata prima della partita: il procuratore di Osimhen sembra non illudersi pi di portare il suo giovane assistito in Premier League e cos ha deciso di accettare lofferta del Napoli a stretto giro, dopo avere ovviamente rivisto alcuni aspetti economici perch tutto ha un prezzo. Un importante segnale per la squadra del futuro, avendo quella di oggi poco da dire in attesa del match col Barcellona in Champions League. Ma preoccupante osservare che il Napoli si smarrito e da alcune settimane lombra della bella squadra ammirata subito dopo la fine del lockdown. Altra brutta prestazione degli azzurri, sconfitti per 2 rigori a 1 (Caprari e Kulusevksi; Insigne: forti dubbi sul secondo per i gialloblù), e la ragione non è da ricercarsi nei problemi per l’allestimento della prima linea a causa della squalifica di Milik e dell’assenza di Mertens a scopo precauzionale, con Lozano che è stato schierato da falso centravanti, anche se poi spesso e volentieri si è spostato sul lato destro, dove dovrebbe essere più congeniale giocare per lui. Male El Chucky, riuscito soltanto in poche occasioni a saltare l’uomo. Al di là della posizione in campo, non c’è stata quella reazione che Gattuso avrebbe voluto vedere da parte del messicano. Per dare più potenza all’attacco, il tecnico ha spesso concesso a Koulibaly di avanzare affinché facesse sentire il proprio peso nell’area del Parma.

Per la verità, l’intero Napoli è stato molle nel primo tempo, giocato sotto ritmo, scuotendosi appena un po’ nella ripresa dopo il pareggio di Insigne su rigore. Il vero problema sono i buchi difensivi, evidenziati dal dato post-lockdown: in 11 partite il Napoli non ha subito gol soltanto nella finale di Coppa Italia nei 90’ e nella partita a Verona, poi 12 reti e tanti errori, compresa quella leggerezza nel finale di Koulibaly che s’è fatto sfuggire Kulusevski. Eppure, ieri Gattuso ha schierato la linea che probabilmente utilizzerà contro il Barça. Il Napoli non riesce ad essere compatto in queste partite che sono diventate esercitazioni dato che non ci sono più obiettivi: è prevedibile, non ha aggressività. Alcuni giocatori, peraltro, non hanno obiettivi da tempo: Allan, ad esempio, ha l’atteggiamento di chi sa di essere in lista di sbarco. Un esempio costruttivo è quello di Insigne, autore del gol del pareggio su rigore – l’ennesimo concesso per il tocco col braccio, dopo analisi al Var – e sempre pronto a sacrificarsi, percorrendo chilometri sulla sinistra, con uno sguardo torvo perché vorrebbe vedere un altro Napoli in campo. E invece nelle ultime quattro partite ci sono stati due pareggi, una sconfitta e una vittoria, al 95’, in rimonta sull’Udinese. Il problema della finalizzazione è emerso anche a Parma: 12 tiri e una rete, dal dischetto.
 

 

In questa travagliata stagione, che si sta concludendo con squadre che giocano al piccolo trotto e offrono mediocri spettacoli, è accaduto almeno qualcosa di positivo: il riconoscimento della qualità degli allenatori italiani. L’influenza straniera si è molto attenuata anche perché top manager come Guardiola e Klopp restano intoccabili. Il valore della nostra scuola, peraltro, era stato riaffermato da Mancini, che ha guidato con mano sicura la Nazionale alla fase finale degli Europei e che nell’estate 2021 lancerà la sfida per vincerli. Si sono riconfermati Gasperini e Inzaghi, portando Atalanta e Lazio in Champions (e per il primo c’è anche la chance di arrivare alle semifinali della massima competizione europea). Il Milan ha finalmente riconosciuto il valore di Pioli, stimatissimo dallo spogliatoio e in particolare da un leader come Ibrahimovic, e ha fatto al tedesco Rangnick una proposta che non poteva non rifiutare, cioè assumere la direzione tecnica senza sedere in panchina. Sarri è a un passo dal primo scudetto della sua carriera, meritato perché sofferto. Quando allenava a Napoli, si diceva che non fosse in grado di gestire i campioni. Niente di più falso: ha conquistato l’Europa League col Chelsea e sta per vincere il tricolore con la Juve (e c’è da giocare poi la Champions League). Ranieri e Iachini hanno condotto in un porto sicuro Samp e Fiorentina, due squadre che rischiavano la retrocessione. E poi ci sono talenti come Gattuso e De Zerbi, sabato avversari al San Paolo, in una partita che Rino ha già definito la prova generale per il Barça considerando le caratteristiche del Sassuolo. Hanno poco più di 40 anni, rappresentano anche il futuro del calcio italiano. De Zerbi ha già rinnovato il contratto perché crede che in un club di provincia solido tecnicamente ed economicamente si possa sviluppare un importante progetto. Gattuso sta per legare il proprio nome al Napoli per un piano pluriennale che metta gli azzurri in condizione di lottare nuovamente per lo scudetto. Una scommessa difficile ma affascinante che l’ex campione, con il suo carattere e le sue qualità, è in grado di affrontare. Ma ora deve spingere il Napoli a ritrovare se stesso, il suo carattere e la sua identità, proprio mentre quelli del Barcellona si sono concessi una vacanza per ricaricarsi e poi preparare la notte più lunga.

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/napoli_verso_champions_barcellona_passo_del_gambero-5362075.html

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