Insigne incontra Raiola, possibile addio al Napoli. Ma Dela vuole 90 milioni


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Lorenzo Insigne ha abituato a tali picchi di rendimento, in alto o
in basso, che ormai ogni gara diventa un uovo di Pasqua con
sorpresa acclusa, ma ignota. Nella sua personale via Crucis degli
ultimi tempi, Insigne si è ritrovato l’altra sera al
centro dell’ennesima contestazione dei tifosi nei suoi
confronti. E a lui, di passare da Giuda non fa per nulla
piacere.

È di nuovo un caso, Lorenzo. Da troppo tempo lo è.
Per ogni suo sospiro, per ogni suo gesto nel campo e fuori. I
fischi al momento del cambio non li ha mandati giù.
«Solo con me, ce l’hanno solo e sempre con me», ha
ripetuto come una litania il fuoriclasse con la memoria corta alla
fine del match. Non gli va di fare il capro espiatorio, non gli va
di essere l’unico a finire sulla graticola. Eppure, nelle gare
decisive di questa stagione, nei sei crocevia dell’anno (il
Liverpool, l’Inter, il Milan, la Juve al San Paolo e le due con
l’Arsenal) è stato il grande assente.

Era urgente, ieri mattina, il faccia a faccia con Carlo Ancelotti
nel centro tecnico di Castel Volturno. C’è stato. E si
va avanti. Presenti anche Giuntoli e il suo vice Pompilio. Al
momento del cambio, Insigne ha mormorato qualcosa. Non ha gradito
né la sostituzione, né il momento in cui è
stato sostituito, ovvero subito dopo un tiro inguardabile e
l’inizio dei fischi da parte dei tifosi. No, Insigne ha pensato
che Ancelotti quasi lo abbia fatto apposta, con un retrogusto di
perfidia, a farlo uscire dal terreno di gioco in quel momento
esatto. Una standing ovation al contrario. Carlo ha spiegato che
non era così, che la sostituzione era già programmata
da diversi minuti, che aveva bisogno di cambiare e che non ce
l’aveva con lui. La stretta di mano c’è stata:
d’altronde Insigne è così, prendere o lasciare.
Ma pure Ancelotti ha dimostrato il suo carattere. Nel dopo partita
ha ridimensionato l’episodio. Non fece così Sarri, dopo
un Juve-Napoli del 2016: «Lui deve stare solo zitto. Se ha
qualcosa da dirmi, me lo dirà nel mio ufficio». Stili
diversi, non c’è che dire.

From: Il Mattino.

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