Intervista esclusiva all’attaccante e capitano del Napoli: la voglia matta di conquistare l’Europa League, la scelta del cambio di procuratore, la Nazionale e il suo futuro
Da «nemo» a Lorenzo è niente, un giro d’elica per restare aggrappati alla storia, alla vita, e scoprire ch’è tremendamente vero ciò che sussurravano i latini: è impossibile essere profeti in Patria. E figuratevi un po’ guadagnare l’unanimità, sperando di conquistarsela con quell’effetto speciale che a volte trascina nel delirio: da Dortmund a Madrid è un valzer, un tango o semplicemente la rumba dello scugnizzo, d’un predestinato che ha saputo spingersi oltre i luoghi comuni e ritrovarsi candidato tra i talenti più puri del Terzo Millennio di quest’Italia calcisticamente da ricostruire. Insigne non sa essere banale, né in campo e né fuori, e ha smesso da un bel po’ di vestirsi d’un linguaggio convenzionale, il bla-bla-bla del vuoto pneumatico conformista: ventotto anni sono l’età giusta per dirsi serenamente la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità, sognando ad occhi aperti o comunque osservando il mondo e il futuro senza ipocrisia e tuffandosi nel mercato, tra Raiola e la possibilità che accada qualcosa in estate, e poi fasciandosi di quel velo di malinconica irritazione verso Higuain. Questa non è un’intervista ma una parabola sincera verso se stesso.
Per cominciare, Insigne come sta?
«Meglio e quasi bene. Ho fatto un differenziato robusto giovedì e un allenamento in gruppo venerdì. Ora resta la rifinitura e poi deciderà Ancelotti».
L’obiettivo è Londra
«Direttamente o indirettamente. Ma è chiaro che il pensiero sia quello».
Lo è stato anche ad Empoli per i suoi compagni
«Una partita ogni tanto la puoi anche toppare, è umano e forse anche fisiologico».
E Ancelotti cosa vi ha detto?
«E’ entrato nello spogliatoio, con quel suo tono cordiale: ora lo sapete che io sono arrabbiato con voi, per come abbiamo giocato; e so anche che voi siate arrabbiati con il vostro allenatore, per come ha preparato la gara. Andiamoci ad allenare».
Per il Genoa, non per l’Arsenal
«Ovviamente sì. O anche per entrambe».
Cosa si aspetta all’Emirates?
«Di affrontare una squadra che ha talmente tanta qualità da non poter scegliere quale sia il migliore. E poi troveremo ritmo, intensità, organizzazione tattica».
From: Corriere Dello Sport.