Insigne tira il fiato e prepara il riscatto


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Nell’aereo che parte per Genova alle 17,50 da Capodichino non vola una mosca. C’è ansia a bordo per questa ennesima vigilia di tamponi e test che sembra di tutto tranne che di una partita di calcio. Koulibaly e Ghoulam sono rimasti a casa: avrebbero viaggiato, come sempre, non distanti l’uno dall’altro visto che sono praticamente inseparabili. Anche nella preghiera. Lorenzo Insigne ha ancora un dolorino al polpaccio che ieri è tornato a farsi sentire: in tanti avrebbero alzato bandiera bianca e sarebbero rimasti a riposare a casa ma lui, il capitano, dice che va bene così ed è lui a rassicurare lo staff medico sulle sue condizioni. Un piccolo leone. Ma c’è bisogno di questo spirito, di questi tempi. Non è il caso di lasciare la squadra da sola, non è proprio il momento di farsi da parte. E Lorenzo non lo fa. Ma le sue energia vanno tutelate, perché Insigne è uno di quelli che non si ferma mai: è affaticato, nelle gambe ma anche nella testa. Nelle 10 partite del 2021, solo con lo Spezia non è stato titolare. Ma in ogni caso, ha giocato l’ultima mezz’ora. Perché non sa cosa sia il riposo. E allora stasera andrà in panchina a Marassi, pronto a entrare nella ripresa. Il muscolo non è indurito, né infiammato: in fondo le sue condizioni non sono preoccupanti. Ma piuttosto che prendere una decisione in extremis, Gattuso e il suo vice Riccio, la decisione l’hanno già presa ieri prima della doccia gelata della positività di Koulibaly. Gioca Politano in nome del nobile e saggio turnover. E Insigne proverà a ricaricarsi.

In particolare, se tocca a lui decidere, non salta neppure un minuto, nemmeno quando la sua presenza non è così essenziale. Dopo il rigore sbagliato a Reggio Emilia si è smarrito: la domenica prima con la Fiorentina ha firmato una doppietta. Poi si è eclissato. Deve stare tranquillo. Roberto Baggio, dopo Pasadena, non ebbe mai di questi problemi: a Bologna ne fece 11 su 11 dopo quell’errore nella finale mondiale. Ha ragione chi dice che le gambe tremano, i pensieri soffocano, la paura paralizza quando si va a calciare un rigore così importante come quello in Supercoppa. Non vinci se sei il più bravo a tirare. Vinci se sei il più tutto, dentro. Il più calmo. Il più freddo. Il più incosciente. E Insigne è uno che ha il Napoli nel cuore e sulla pelle: è in difficoltà, ma il sostegno dei tifosi non è mai mancato. Ogni giorno va a prendere i figli nella scuola di Bagnoli che frequentano e lì riceve la carica che non può avere allo stadio per la mancanza dei tifosi.

Gattuso è quello che freme di più. Ma c’è anche Mancini, il ct, che aspetta il suo ritorno. L’Europeo è vicino e l’Italia è ai piedi di Lorenzo. I passaggini, la tattica, i moduli variabili. Poi però ci sono quelli come Lorenzo Insigne che se ne fregano delle mode e delle ideologie, loro puntano dritto verso l’unico destino che conoscono e che se sono in giornata decidono le partite. Cosa di cui il Napoli in questo momento ha bisogno: gli altri big sono ko, le sue spalle devono sostenere il peso della fantasia. Ma anche dei gol. Ecco, ora che Insigne non è illuminato, ovvio che anche il Napoli non ha in attacco quella fantasia di una volta. Il suo tornado di classe è l’unica vera tattica del calcio: avere i più bravi e dargli il pallone. Insigne parte dalla panchina ma quando entrerà stasera deve regalare la fantasia che lui solo sa regalare. E che non vede l’ora di mostrare. 
 

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/calcio_napoli_genoa_insigne-5748002.html

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