Gli agenti di Insigne contro Raiola: «La procura è nostra fino al 2019»


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Povero Lorenzo, senza neanche un lampo. Neppure contro Israele, divenuto d’improvviso una specie di Everest, ha mai toccato livelli di gioco davvero straordinari. Sì, ha svolto il suo compito con puntiglio ma senza colpi di magia. E allora, senza fantasia, che Lorenzo Insigne è? Peccato per il modo con cui ha sprecato l’occasione nel finale del primo tempo, ma alla fine anche lui, in fondo, come tutti gli altri in campo, ha peccato soprattutto nell’anima: mollo, senza rabbia, senza voglie. Come tutta l’Italia di Ventura, sia chiaro. Anzi, forse un po’ meno sciagurato degli altri, per la verità. Per fortuna l’Italia viene salvata dall’altro napoletano, Ciro Immobile, il bomber di Torre Annunziata. Per Insigne l’unica consolazioni nella notte di Reggio Emilia è il risultato finale: al Bernabeu è costretto dalla furie rosse a fare il terzino, ieri sera davanti a sé aveva ragazzotti come Davidzada e Cohen. Insigne non ha mai brillato, nessun colpo di genio, nel primo tempo. Poi qualcosa di meglio ha fatto, ma pesa l’approccio sciagurato alla gara che doveva darci almeno il secondo posto e il pass allo spareggio per i Mondiali in Russia. E meno male che lo ha dato. C’è sempre il suo zampino quando il gioco dell’Italia si scuote: ma nella rete che sblocca il risultato l’assist è di Candreva. Insigne gioca ancora con la 10 sulle spalle ma non riesce a dar luce al gioco. Arrivano i tre punti ma restano i dubbi: ma come fa questa Nazionale a permettersi di entrare in campo sbadigliando? Non dovrebbero sbranare l’occasione con la bava alla bocca? 

Insigne è sotto ritmo: sarà colpa degli altri che non lo sostengono, sarà colpa del modulo, sarà colpa del destino. Ma non è il Lorenzo di Sarri. Non dev’essere stato piacevole per Insigne vivere una simile serata: eppure la condizione atletica non dovrebbe essere un problema per il fantasista di Frattamaggiore, visto che ha iniziato la preparazione a luglio. E se lo è, è un bel guaio anche per il Napoli, perché da domenica inizia un bel ciclo di partite per gli azzurri, compreso l’esordio in Champions con lo Shakthar.

Peccato: sugli spalti c’era tutta la famiglia, dal papà ai figlia Marco e Roberto, dalla moglie Jenny ai suoi bambini. Ma è stato un piccolo calvario, la notte con la 10 sulle spalle, così come lo era stato nella stazione precedente, lì a Madrid. Ok, Insigne non è certo senza peccati, ma non merita la lancia nel costato. Ovvero, è un bell’insieme di colpe lo spettacolo offerto dalla Nazionale ieri sera. D’altronde, Lorenzo si è caricato la croce, senza mai lamentarsi, né rinfacciare nulla: questo non è proprio il modulo ideale per esaltare le sue doti ma lui non ha mai detto nulla. 

La serata del riscatto non c’è stata. E neppure il pomeriggio della serenità, a dire il vero. Perché a distanza di 24 ore, su SkySport, Antonio Ottaiani, uno dei tre agenti di Insigne, ha replicato alle esternazioni di Mino Raiola. «Raiola ha parlato del contratto di Insigne? Lorenzo è e resta un nostro assistito, almeno fino al 2019. Salvo disdetta. Non è cambiato nulla e se così fosse avremmo dovuto sapere qualcosa», dice sibillino. È chiaro che queste parole sono i primi segnali di uno scontro che rischia di esplodere. La procura che lega Insigne con Ottaiani e i suoi soci è stata firmata l’11 aprile scorso ed è della durata di due anni: in caso di risoluzione unilaterale, la penale prevista oscilla tra i 2 e i 2,5 milioni di euro. Di più: gli agenti pare non sentano Lorenzo da almeno tre mesi. La rottura sarebbe legata ai rapporti incrinati tra i tre procuratori e papà Carmine. Il vero fronte di tensione, in questi giorni, riguarda al Roberto Insigne che si è trasferito dal Napoli al Parma senza la presenza degli agenti storici. Il sospetto è che Insigne junior sia stato assistito da un collaboratore di Mino Raiola. 
 

From: Il Mattino.

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