Tra il timido Hjsay e il pacato Insigne è un derby dalle distanze assai relative, almeno per quanto riguarda il carattere. Due tipi d’ombra, da retropalco nonostante quei riflettori sempre sparati in mezzo agli occhi e il fatto di essere tra le stelle più luminose delle rispettive nazionali: ne farebbero entrambi a meno, e vivrebbero benissimo lo stesso. Sono diversi, Elseid e Lorenzo e occupano nel Napoli posizioni quasi opposte. Eppure i due hanno molte zone di confine, mica per nulla quelli della federazione albanese hanno scelto proprio loro come testimonial della sfida di Scutari.
I due del Napoli forse non lo sanno neppure che qui, in questo angolo dell’Albania, il loro Napoli, quello di De Laurentiis, ha fatto una delle sue prime apparizioni europee praticamente 9 anni fa, proprio contro la squadra del posto, il Vllaznia. Praticamente un’era gelogica fa, non c’è che dire. Insigne contro Hysaj è uno di quei duelli che tiene banco quasi sempre a Castel Volturno: l’uno, sparring partner dell’altro. D’altronde, se uno fa il difensore vorrebbe allenarsi ogni giorno con un attaccante rapido e imprevedibile come lo è Insigne. E viceversa, durante la settimana se sei una punta desideri che a contrastarti sia una difensore rognoso. Altrimenti, che allenamento sarebbe?
Sarri li ha cresciuti a immagine e somiglianza del suo credo calcistico. Ieri i due si sono affrontati nell’ultima gara delle qualificazioni ai mondiali che Hysaj vedrà in tv e Insigne, si spera, giocherà da protagonista. Inevitabile che i due si siano incrociati sul terreno di gioco, perché l’attaccante (Insigne) spingeva proprio sul lato del difensore (Hysaj). Ovvio, i movimenti di Insigne era diversi: perché l’esterno d’attacco nel 4-2-4 fa cose un po’ differenti rispetto a chi spinge nel 4-3-3.
I due sono assai simili: non amano il rumore, non sono permalosi, non diventano mai arroganti. Lorenzo è fantasista con la palla, non fuori dal prato. Sanno entrambi cosa significa la sofferenza: arrivano entrambi da famiglie povere e il papà di Hysaj è arrivato in Italia a bordo di un gommone e sfidando le onde del’Adriatico.
Insigne nel primo tempo è l’unico a fare qualcosa di diverso dal semplice compitino: Hysaj gli ronza spesso nei pressi e prova persino a beffarlo con un tunnel, neppure fossero sul campo di allenamento a Castel Volturno. Sa bene, l’albanese, quanto il suo compagno ci tenga a questa sfida: ha sulle spalle la maglia numero 10, anche questa volta. Verratti non c’è ed è normale che vada a lui, in sua assenza. Peraltro è stato proprio Insigne a chiederlo al suo vecchio compagno ai tempi del Pescara. «Dammi la 10».
«Ok, ma solo perché non ci gioco». Facile immaginare cosa succederà quando il regista del Psg tornerà a essere indisponibile. Insigne prova più volte a sorprendere Berisha e i difensori albanesi. È quello più ispirato, anche se non lo cercano con grande insistenza, gli azzurri del centrocampo. Fa tante cose buone, ma il guizzo che spesso nel Napoli gli riesce, con l’Italia non trova quasi mai. E anche Lorenzo è ormai per Ventura un intoccabile, tanto che è alla sua sesta gara consecutiva da titolare. Non tutte partite esaltanti, ma tant’è. «Abbiamo fatto una grande gara, tutti uniti. Contro l’Albania siamo stati cattivi su ogni palla, questo è lo spirito giusto – dice Insigne a fine match – Ci dispiace non aver battuto la Macedonia, ma ieri abbiamo lottato e ci siamo riscattati. Ora aspettiamo l’avversario di novembre: noi ai Mondiali ci vogliamo andare». Insigne difende le scelte di Ventura. «Il modulo? Se un giocatore ha voglia di far bene, non influisce. Nel Napoli gioco in un altro modo, ma qui in Nazionale do sempre il massimo, in qualsiasi ruolo».
From: Il Mattino.