Insigne, classe e scaramanzia: ​«So come si fa gol al Bernabeu»


CONDIVIDI/SHARE

image

«Con un talento in più si è spesso più insicuri che con uno in meno», sosteneva Nietzsche. Già, il talento è l’antica unità di misura della Nazionale. Veste i sogni e, insieme, evoca ombre, alimenta polemiche e rimpianti: Ventura deve scegliere ancora se schierare o meno dal primo minuto Lorenzo Insigne o tenerlo in panchina e tirarlo fuori come un coniglio dal cilindro. Probabilmente alla fine si arrenderà all’evidenza e non potrà fare a meno di Lorenzo il magnifico, l’uomo che è già in forma perché ha iniziato a correre il 5 luglio e ha già nelle gambe 4 partite ufficiali con il Napoli.

Nello stadio di Paolo Rossi, Insigne ha già giocato e ha già stregato. Era la notte di Champions, con il Real Madrid. Di gol importanti, Lorenzo ne ha già fatti tanti. In azzurro contro Argentina e Spagna in amichevole. Però quello, splendido, rifilato all’avversario più modesto, il Liechtenstein, nella partita in cui è sceso in campo indossando per la prima volta la maglia numero 10, ha fatto capire al ct che può fare affidamento in pieno sul ragazzo di Frattamaggiore. Nel 4-2-4 mascherato di Ventura lui ha un posto preciso, largo a sinistra, e sembra l’uomo più a suo agio. Dice Ventura che l’assenza di Chiellini non gli farà cambiare idea su quella che sono le sue convinzioni.

Ah, il talento e la Nazionale. Da Beccalossi a Baggio, da Zola a Cassano, mica è detto che quello più bravo di tutti giochi sempre. Insigne attende: in cinque anni dal suo debutto (era il 12 settembre del 2012) è passato attraverso tre diversi commissari tecnici. Ha giocato 16 volte e solo 6 da titolare, di cui tre con Ventura nelle ultime quattro uscite dell’Italia (in panchina solo con l’Olanda). «Sarebbe bellissimo giocare stasera al Bernabeu, è uno degli stadi più importanti del mondo e giocare lì con la Nazionale dopo averlo fatto col Napoli avrà un fascino diverso», ha spiegato in una intervista al quotidiano Marca. Qui è diventato ancor più… il Magnifico. «È stato un gol unico quella al Real: ho visto Keylor fuori dai pali e volevo metterla nel sette. Alla fine mi è uscito un tiro a effetto rasoterra, è andata bene lo stesso». Era il gol del vantaggio momentaneo del Napoli. Poi, quella notte finì 3-1 per i blancos. «Ventura sta dando il suo stile a questa Nazionale, siamo cambiati tanto rispetto all’Europeo con Conte. Vuole una squadra giovane e più offensiva. Lavoriamo molto col 4-2-4», spiega. La sfida con la Spagna è un bivio: senza vittoria, bisognerà passare per lo spareggio per qualificarsi ai Mondiali in Russia. «La Spagna è fortissima, riesce a sfornare sempre giovani incredibili come Asensio, Lucas Vázquez, Bartra, Morata… Giocano in casa, difendono il primo posto. Non sarà facile», ha spiegato ancora.

Spiega, Insigne, che non è questa la sera in cui difendersi ma quella in cui rischiare perché «abbiamo bisogno dei tre punti e il pareggio non serve a nulla». Ventura ha nascosto la formazione e il modulo, esattamente come ha fatto il ct della Spagna Lopetegui. La pretattica è un’arte, perché prendersela a male. «Abbiamo già battuto la Spagna all’Europeo, ricordo il mio passaggio lungo che ha dato inizio all’azione del 2-0. Era una Nazionale molto unita». Questa è un’altra Italia». Sarà una specie di derby con Pepe Reina, anche se il portiere del Napoli non giocherà titolare. «Ho parlato con Reina della partita di questa sera, mi ha detto che il loro ct è un grandissimo allenatore. Ha dato alla Roja qualcosa in più rispetto a un anno fa». Per un istante, Insigne torna a parlare della notte in cui ha indossato la numero 10 con l’Italia. «È stato un onore, è una maglia che hanno indossato tantissime leggende di questo sport. Spero di poterlo fare ancora». Intanto stasera rispolvera la numero 24. Infine sul Napoli: «Siamo stanchi di giocare solo bene, adesso vogliamo vincere. Il mio futuro? Ho appena rinnovato e a Napoli sto bene».

From: Il Mattino.

CONDIVIDI/SHARE