Dimaro-Folgarida. «A me le nuove avventure non spaventano. Figurarsi, io vengo da Sines, il paese di Vasco da Gama, il grande conquistatore dei mari. E se ho detto sì al Napoli è perché voglio seguire le sue orme: anche per me è arrivato il momento di conquistare qualcosa di importante». Non male per uno che a 26 anni non ha neppure la patente ma che qui nel ritiro degli azzurri, in Val di Sole, si è lasciato già travolgere dall’entusiasmo contagioso dei compagni di squadra. Mario Rui Silva Duarte («Sì vabbè ma già nelle giovanili del Valencia cancellarono subito Silva Duarte»), profilo basso ma determinazione alle stelle, si allinea e offre la sua disponibilità.
Parola d’ordine del gruppo: scudetto?
«Sono arrivato da poco e mi ha colpito questa convinzione che regna sovrana tra i miei compagni. Ed è una cosa coinvolgente. Io quando ero alla Roma, da avversario, ero convinto che a loro mancasse davvero poco per poter puntare a vincere il campionato. E se il gruppo ci crede, ci credo anche io».
C’è un bel po’ di folla in questo momento dove gioca lei, sulla corsia di sinistra.
«A questi livelli è importante la concorrenza, non mi spaventa. Non serve un solo giocatore bravo in un ruolo. Le partite in questa stagione saranno tante e c’è spazio per tutti».
Cosa farà per entrare subito nel cuore dei tifosi del Napoli?
«Mostrerò la mia grinta, la mia determinazione, la mia grande voglia di riscatto. Vengo da un anno difficile e in questa stagione mi voglio riprendere tutto quello che non sono riuscito ad avere nello scorso campionato».
Sarri è l’allenatore con cui ha giocato di più. Come lo ha trovato rispetto a Empoli?
«Uguale. Mi dà una voglia matta lavorare con lui: quando l’ho conosciuto all’Empoli ero solo un terzino che pensava a spingere e a fare cross. È arrivato lui e mi ha detto che per crescere dovevo migliorare la fase difensiva… Non ho parlato molto con lui qui, l’ho fatto prima di arrivare e so quello che mi aspetta».
Dal 2007 al 2012 ha fatto tutta la trafila nelle giovanili nelle nazionali portoghesi. Sogna la chiamata del Portogallo?
«Sì. Se trovo la continuità, posso trovare anche la nazionale. Ma quello che conta è che io ritrovi me stesso, che io ritrovi la fiducia per poter fare bene con il Napoli. Se faccio bene con la maglia azzurra, in questa grande squadra, la chiamata della mia nazionale sarà un passo automatico».
Ha visto qualche differenza tra il Sarri di Empoli e quello di adesso?
«Il suo modo di lavorare è immutato, le parole che ripete ai giocatori sono le stesse di allora».
Che anno è stato per lei?
«Un anno duro. Non avevo mai saltato una partita per infortunio prima di farmi male a Boston. Non ero preparato ad affrontare questa eventualità e mi è caduto il mondo addosso».
Qualche aggettivo per definire Rui?
«Sono uno generoso, che è sempre disposto ad aiutare il compagno, perché ho sempre pensato che, se dai una mano a qualcuno in difficoltà, poi hai la speranza che pure lui possa darle a te quando toccherà a te chiedere aiuto. Ma se non lo fai tu…».
Ma è vero che non guida e non ha neanche la patente?
«Vero. Ci ha sempre pensato mia moglie Renata ad accompagnarmi al campo. A Roma, poi, ci ha pensato Rudiger a prendere il suo posto…».
E adesso come fa? Castel Volturno è lontana…
«Toccherà all’inizio a mia moglie… Ma abbiamo due figli e non sarà semplice. Mi sa che mi tocca prendere finalmente la patente. Mi sono iscritto alla motorizzazione a Roma, ora devo riprendere a fare lezioni di guida».
Una curiosità: come fa a stare senza social?
«In realtà, da poche settimane mi sono arreso anche io e ho l’account su Istagram. Ma non sono ancora un genio, non riesco a fare le cose che vorrei… Non so se durerà a lungo».
A Dimaro sembra una rimpatriata: ha trovato tanti ex compagni dell’Empoli e il vecchio staff?
«È una bella atmosfera. Ma so che questo non mi aiuterà a giocare di più. Sarri e gli altri non fanno sconti a nessuno, non sarò di sicuro avvantaggiato».
In pole per il titolo chi c’è?
«La storia degli ultimi anni dice Juve. Però se la bellezza conta, è il Napoli davanti a tutti».
Milan o Inter?
«Il Milan ha fatto un grande mercato, ma sarà difficile in breve tempo riuscire ad assimilare i concetti del proprio allenatore. L’Inter ha un grande tecnico e buone individualità: Spalletti saprà come valorizzare quel gruppo».
Lei è un terzino non particolarmente alto: come ha fatto a diventare così bravo lo stesso?
«Altro merito di Sarri. Mi ha fatto lavorare sulla concentrazione. Mi ha spiegato che giocando con la testa, sarei riuscito a prendere la palla in un contrasto aereo posizionandomi meglio del mio avversario, partendo prima, facendo i movimenti giusti prima di lui…».
Che cosa si aspetta da questa stagione?
«Vi dico cosa mi aspetto dal primo mese: dobbiamo arrivare al preliminare in maniera forte e passare il turno. Se il Napoli fa il Napoli non ci sono avversari che possono fermarci anche se si gioca a Ferragosto».
È vero che l’ha convinta Giuntoli venendo direttamente a casa sua, a Casal Palocco?
«Non solo. Per tre settimane ha fatto bene il suo lavoro ed è stato bravo a leggere il mio momento…».
Perché è finita a Roma?
«È stato un anno difficile, non sono riuscito a dimostrare chi era Mario Rui… Dopo quello che ho passato ho capito che la cosa migliore era ricominciare altrove».
Senza Totti e Spalletti, la Roma può lottare per il titolo?
«Spero che possano fare bene. L’importante è che arrivi dietro di noi»
La scelta di Napoli non l’aiuterà quando tornerà all’Olimpico.
«Ho percepito solo alla fine la dimensione della rivalità tra le tifoserie, dopo le prime indiscrezioni del mio passaggio a Napoli…».
Cosa farà per entrare nel cuore dei tifosi azzurri?
«Farò Mario Rui. Che non è quello dell’ultimo anno».
Stasera probabile il suo esordio nell’amichevole con il Chievo a Trento?
«È un test importante, contro un avversario di serie A e che ci aiuterà a capire come sta la squadra dopo tutti questi giorni di lavoro in montagna. La Champions si avvicina e per quel giorno dovremo essere al top».
From: Il Mattino.