C’è tutto Maurizio Sarri nel portentoso «dipende da Pavoletti e dipende da me. Ma forse dipende più da lui». È una rivisitazione pro domo sua della saggezza popolare alla vigilia della stagione in cui in tanti sono chiamati a risorgere. Sarri ha un bel compito, non c’è che dire: dopo aver risollevato dalle polveri Jorginho, Koulibaly e anche lo stesso Mertens, ecco che ora è atteso dall’arduo compito di riportare (ma in alcuni casi di portare e basta) nell’Olimpo un bel po’ di loro: Pavoletti, in primis, costato 18 milioni e neppure un gol in sei mesi al Napoli. Ma anche Maksimovic, riserva che più di lusso non si può (28 milioni pagati per il suo cartellino) o Milik, che dopo l’incidente al crociato ha segnato un solo gol mostrando una ripresa lenta ma continua. A questi va aggiunto Mario Rui, il soldatino reduce anche lui da un crociato rotto e da una stagione tra le seconde linee della Roma.
Non bastano questi giorni nel ritiro in Val di Sole per far sentire il quartetto già rinato. Ancora non si può e non si deve: troppe poche cose sono accadute negli ultimi giorni per poter già gonfiare i pettorali. Sarri ha una certe predisposizione a far rinascere i calciatori: quando arrivò dopo i due anni di Benitez aveva tra le mani alcuni casi disperati. Da Jorginho a Koulibaly, senza dimenticare Higuain: gente sull’orlo dell’abisso e che il tecnico di Figline ha riportato in su, tra i grandi. Per Koulibaly, non è un mistero, De Laurentiis ha resistito agli affondi di Antonio Conte e ai 60 milioni del Chelsea ripetutamente.
Non hanno addosso una etichetta di catorcio da rottamare, per carità. Anzi, è tutta gente che avrebbe la fila se finisse sul mercato (è il caso di Pavoletti, per esempio). Ed è chiaro che il Napoli potrà lottare per lo scudetto se i quattro daranno di più di quello che, per un motivo o un altro, hanno dato la passata stagione. Sarri non si è opposto all’arrivo di Pavoloso e ha assai gradito la performance sul palco di Dimaro: «Quest’anno cambia aria, gioco io», ha detto. Ora è il terzo nella linea gerarchica e davanti a sé ha Mertens, uno che Sarri ha trasformato in un principe azzurro, e Milik, uno che Sarri sogna di trasformare in un altro principe azzurro.
Pavoletti, Maksimovic, Milik e Rui sono attesi dalla stagione del loro riscatto. L’esterno ex Empoli e Roma è stato chiaro: «Devo per prima cosa ritrovare me stesso» ha detto durante il ritiro. La punta polacca è la stella polare del prossimo Napoli: deve riprendere un cammino interrotto a inizio ottobre, quando il ginocchio ha fatto crac. Ha struttura e talento, ha bellezza e straordinarietà. E ha una grande testa. Sarri ha parlato a lungo con Milik durante il ritiro: ha spiegato che almeno nelle prime partite sarà Mertens a giocare titolare ma non per questo lui deve sentirsi una riserva. Non pensa a un ritorno del belga sulla corsia esterna e pensa a una staffetta tra i due numeri 9. In cui proverà a infilarsi Pavoletti che è destinato a rimanere qui, perché ci deve pur essere chi farà panchina. D’altronde, il probabile addio di Giaccherini, può consentire allo stesso Mertens, di tanto in tanto, di spostarsi al lato di Callejon. Ammesso che il pendolino castigliano qualche volta si fermi.
Occhi puntati sulla rinascita del serbo che ha sfidato le ire di Mihajlovic pur di venire a Napoli. È pronto per la difesa di Sarri? Lavoro personalizzato, sedute al video interminabili. Con il Chievo, nell’amichevole di Trento, non ha brillato ma è anche una questione di brillantezza fisica: per far bene quello che vuole Sarri bisogna star bene e avere fiato. Per il preliminare di Champions nessuno dei 4 avrà una maglia da titolare. Ma questa è una stagione in cui Sarri deve lavorare a fondo per il loro rilancio. Come ha fatto già con gli altri azzurri.
From: Il Mattino.