Il colombiano chiede la verità a Zidane, sente sempre gli Ancelotti e non vuole sentirsi una scorta a Madrid
CASTEL VOLTURNO – Tu chiamale se vuoi, sensazioni: perché adesso contano innanzitutto quelle, bisogna avvertire l’aria, annusarla per davvero e al di là delle dichiarazioni di facciata e di comodo. E dunque è necessario, anzi indispensabile, capire: novanta minuti in panchina, a guardare il Real Madrid che batte il Celta Vigo e poi a pensare cosa sarà di se stesso, di James Rodriguez. Il viaggio continua, con destinazione ancora ignota, avendo stavolta deciso Hazard per tutti: risentimento muscolare, stop, un paio di settimane – o forse più – di riposo forzato e la necessità per Zidane di portare con sé almeno un altro uomo di fantasia, avendolo comunque a contratto.
Ma non è questa la verità, non quella definita, perché James Rodriguez vuole avere almeno la percezione di non essere un intruso e di non poter far altro che accettare una situazione incerta: è il Real Madrid che dovrà una risposta al colombiano e a Jorge Mendes, prima che finisca questa fiera dei sogni che però talvolta si trasformano in incubi. James Rodriguez non ha mai smesso di sentire gli Ancelotti: Carlo, dunque senior, è come un padre, e Davide, quindi junior, per chiare affinità anche anagrafiche gli è assai amico, hanno avuto modo di scambiarsi ripetutamente messaggi nel tempo, non si sono mai persi di vista, men che meno ora che la vicenda ha assunto contorni non solo affettivi ma anche professionali. Il Napoli è lì, capace persino di coltivare un’idea assai pazza, se il mercato dovesse consentirglielo: mettere assieme «el bandito» e Icardi e lanciarli poi nel mischione; ma questa è una suggestione prepotente, e che però ha un senso, solo e soltanto nel caso il Real Madrid apra al prestito, lasciano che poi tutto si decida nell’estate che verrà, quella del 2020, e che precederà di dodici mesi la possibilità del colombiano di svincolarsi, poi, a parametro zero.
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