Jorginho e Hamsik poco lucidi Albiol e Koulibaly no problem


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INVIATO A Verona
La qualità non serve se nessuno la trasforma in gol. La gara del Bentegodi è una battaglia alla ricerca di spazi, perché il Chievo è spalmato compatto davanti alla sua porta. Spesso sono anche 5 i difensori allineati con il mobilissimo Depaoli ad arretrare. Contro una diga di nove uomini, serviva più movimento delle punte e che la palla girasse più velocemente.

Sepe 6
È la gara ideale per tornare a giocare dopo praticamente due anni dall’ultima volta (era il 10 dicembre 2015) perché per tutti i 90 minuti non deve far altro che dare un’occhiata alla sua porta. È attento sul tiro da centrocampo di Radovanovic. Lui non è un punto di riferimento nel gioco come lo è Reina: ma col Chievo non servivano certo le ripartenze visto le rare apparizioni in area dei veneti.

Hysaj 6
Non è male sapere che può fare sia il terzino a destra che a sinistra. Certo, quando gioca nel suo ruolo naturale si spinge anche più volentieri sulla fascia dove fino a un certo punto non trova neanche chissà quali ostacoli in Hetemaj anche perché il Chievo comincia a difendere dalla sua metà campo. Quando i gialloblù attaccano dal suo lato, lui mostra determinazione e cettaveria.

Albiol 6,5
Mai un movimento men che congruo, le sue sono chiusure sempre intelligenti e le volte che Inglese gli sfugge via sono talmente rare che saltano subito alla mente. Non ha Reina come riferimento ed è più che altro Birsa a provargli a rendere complicato il pomeriggio ma alla fine ha tutto il tempo e lo spazio per rendersi pericoloso anche in attacco. È suo, infatti, l’ultimo tentativo azzurro di fare gol.

Koulibaly 6
Ordinatissimo e sempre a testa alta. Dalla sua parte non si passa. Controlla, interrompe, rilancia. Mai un gesto di troppo e l’unico errore che commette e quando nel primo tempo provoca un calcio d’angolo per un passaggio all’indietro a Sepe. Poi nella ripresa fa il compitino e null’altro, gettandosi nelle mischie sotto la porta di Sorrentino per sfruttare il suo fisico possente.

Mario Rui 6
L’avvio è timido, ma raramente fa la cosa sbagliata. È all’esordio, ma non è mica l’ultimo arrivato e se si vede. Spinge mettendo in difficoltà gli oppositori di turno. Protegge bene la fascia, la squadra lo cerca anche se senza Ghoulam la catena di sinistra non è che chssià come brilli. Però si è fatto trovare pronto, prontissimo. Non era semplice dopo tre mesi da spettatore.

Zielinski 5,5
Impressiona perché sembra avere un controllo agevole e persino autorevole della sua zona. Tocca decine di palloni ma da un certo momento in poi, diciamo da dopo la mezz’ora, sembra perdere incisività anche perché Castro lo mette assai in ansia. Ha grinta e lo si vede da come si getta in tackle ma contro il Chievo serviva più tempismo e più dinamismo. E la sua prova non è stata soddisfacente.

5 Jorginho
Poteva festeggiare meglio il ritorno in Nazionale. La lavatrice di palloni gira a vuoto stavolta. L’italo-brasiliano non va oltre un possesso sterile, privo di nerbo perché quando trova la folla nella sua zona di campo che Maran riempie di uomini, non basta impegno, corsa, dedizione tattica. A volte è quasi mediano. Poco lucido in fase offensiva e senza mai un cambio di passo.

5 Hamsik
Una delle sue giornate peggiori: nessuna idea, un dribbling riuscito, un colpo dei suoi con giravolta parata da Sorrentino. Ma con palla a piede è apparso troppe volte come piantato anche perché quelli lì davanti attendono sempre dallo slovacco il tocco che possa creare sconquassi. Nei fatti, tocca spesso a lui fare anche il play ma il Chievo gli toglie il respiro.

5,5 Callejon
Galleggia sulla parte destra del tridente e incrocia tutto, tacchetti, sbavature e incertezze con il suo dirimpettaio Gobbi. Più si accentra e più va in affanno: è l’uomo mobile dell’attacco azzurro, nel senso che spesso per trovare sbocchi attacca per vie centrali. Le cose migliori le fa correndo all’impazzata in copertura. Pedina tattica fondamentale. Ma ieri serviva altro.

5 Mertens
Da lui ci si aspettano sempre bagliori che ieri non sono mai arrivati. Certo, non è facile trovarsi addosso Gamberini e la muraglia veronese, ma ormai sa bene che è lui il pericolo pubblico numero uno. Non è al top della condizione, è evidente che ha bisogno di tirare il fiato perché il suo modo di attaccare è legato a doppio filo al suo modo di correre.

6,5 Insigne
È come sempre il più costante nel dare le sue accelerazioni, al netto delle numerose incertezze che pure in un pomeriggio così grigio posso accadere. Però ha in più che tocca centinaia di palloni e che sguscia e fruscia che è un piacere. Gli manca la sostanza, non ha mai la giocata decisiva. Ma davvero non c’è nessuno a dargli sostegno.

6 Maggio
Bene. Le incertezza e le crepe mostrate nella gara col Manchester City sono passate. Eppure era alla sua terza presenza in sette giorni, non male per uno che ha 34 anni. Ha pressato su Inglese togliendo subito la palla all’uomo che aveva come unico obiettivo tenerla per far salire i suoi. Ha favorito le ripartenze azzurre. Insomma, ha svolto in pieno il suo dovere.

5,5 Allan
Un paio di affondi, ma non è questa con il Chievo la sua partita, la centesima in azzurro. Non trova nessuno spunto rabbioso e finisce con il ruminare la sua impazienza. Entra soprattutto per provare a dare una scossa a un centrocampo monocorde nel gioco e nel ritrmo. Ma non è l’uomo giusto. Anche perché anche lui mostra segnali evidenti di stanchezza.

sv Ounas
Forse il ragazzino ha bisogno di maggiore continuità. Difficile poter davvero comprendere il suo valore in una quindicina di minuti: si piazza al posto di Callejon e rispetto allo spagnolo cerca più la profondità che le vie centrali. Non è facile da marcare. Poi qualche volta ci mette anche un po’ di malizia per evitare i rilanci dei difensori clivensi.

5,5 Sarri
Non deve certo preoccuparsi della prestazione, perché di tanto in tanto può succedere di andare a vuoto come contro il Chievo, ma del momento di appannamento delle sue stelle, a cominciare da quelle più nobili di Callejon e Mertens. La pecca è nella poca duttilità degli schemi: il Napoli ha attaccato sempre alla stessa maniera, anche quando ha capito che ci voleva il tritolo per scardinare la muraglia alzata da Maran che ha difeso con un inedito 4-4-1-1. Con Castro e Radovanovic a riempire la metà campo, per vie centrali difficile poter passare. In panchina non c’era nessuno che potesse cambiare il volto del monotono assedio. Resta imbattuto e va alla sosta ancora da primo in classifica. Sperando di non dover rimpiangere questi due punti.

From: Il Mattino.

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