TORINO Il rinnovamento porta a sacrifici inevitabili, a volte dolorosi, ma l’addio di Beppe Marotta alla Juventus stupisce nelle forma e nella sostanza. «E’ una situazione decisa dalla società spiega l’ad alla Rai -, non c’è stato un motivo scatenante. Io mi adeguo alle idee e alle direttive societarie, per amore delle persone e della stessa Juve». Non si aspettava un epilogo del genere e soprattutto non a fine settembre. La Juve mette alla porta Beppe Marotta dopo 8 anni, 7 scudetti e due finali di Champions, in nome del rinnovamento e del ricambio generazionale, ma alla base della decisione di Agnelli c’è anche un rapporto che si è logorato con il tempo e divergenze progettuali incompatibili.
INCOMPATIBILITÀ
Piccoli granelli di sabbia che alla lunga hanno inceppato l’ingranaggio: dai primi attriti per questioni processuali, a una veduta sul futuro non più condivisa: più conservativa quella di Marotta, più spregiudicata e internazionale quella di Agnelli, con un all-in senza precedenti su Cristiano Ronaldo, operazione che dal punto di vista finanziario non ha mai convinto fino in fondo Marotta. A far precipitare le cose una recente lite alla Continassa che ha convinto Agnelli a non rinnovare l’incarico di ad e consigliere di amministrazione a Marotta, escludendo lui e l’altro ad Aldo Mazzia dalla lista dei candidati al cda da sottoporre all’assemblea del 25 ottobre. «Andare via? È un termine forzato aggiunge l’ad – sono un uomo d’azienda e sposo questa linea, certo di avere dato il 100%, in questi anni ho vissuto tante emozioni e sono state tutte belle. La Juventus è stato qualcosa di unico, abbiamo fatto crescere tanti giovani dirigenti accompagnando Agnelli in una crescita di esperienza. Il mio ricordo più bello? Il primo Scudetto a Trieste». Parla già da ex Beppe Marotta, per cancellare la rabbia e la frustrazione del momento più complicato nei suoi ultimi anni di carriera si concentra sul futuro.
«NO FIGC, SÌ A UN CLUB»
«Escludo l’ipotesi FIGC, non escludo di potermi accasare in un altro grande club. Ho anche bisogno di ricaricarmi, ma nella stagione 2019/20 vorrei presentarmi con un’altra squadra». Un pensierino possono farlo solo le big: Inter, Roma, Milan e Napoli, ma non è da escludere un ruolo da AD in Lega Serie A se Brunelli dovesse andare in FIGC. Intanto la Juve si sta preparando a gestire il post Marotta, da qui a fine stagione la soluzione interna è la più probabile per sostituirlo, con Andrea Agnelli presidente operativo, affiancato da Pavel Nedved e Fabio Paratici, che di fatto andrebbe a sostituire Marotta. Ma attenzione perché a giugno il quadro potrebbe cambiare ancora se anche Fabio Paratici dovesse lasciare la Juve. Agnelli intanto è a caccia di un alto profilo manageriale con esperienza internazionale, nei mesi scorsi in Spagna è circolato con insistenza il nome di Zidane (amicissimo di Agnelli e Ronaldo), ipotesi da tenere in considerazione anche per un eventuale dopo Allegri in panchina, così come quello di Carnevali o Uva nel ruolo di ad.
8 VITTORIE SU 8
L’addio di Marotta ha quasi fatto passare in secondo piano la vittoria contro il Napoli nel primo scontro diretto stagionale: Juve a +6 in classifica e a punteggio pieno, 8 vittorie su 8 partite con la Champions: eguagliato l’avvio record della stagione 1930/31. E domani è già tempo di Europa, una pura formalità contro lo Young Boys, al netto dell’assenza per squalifica di Cristiano Ronaldo, che tornerà protagonista in Champions a Manchester contro il suo United. Sarà la prima senza l’alieno titolare, si torna al passato con Bernardeschi, Mandzukic e Dybala in attacco. A centrocampo Emre Can, Pjanic e Matuidi, qualche dubbio in difesa con Barzagli in ballottaggio con Cuadrado a destra, a sinistra Alex Sandro o Cancelo, Bonucci e Chiellini davanti a Szczesny.
From: Il Mattino.