Giuseppe Chiné, il successore dell’ex prefetto Giuseppe Pecoraro alla guida della Procura federale non pensa di far sconti al Napoli. Neppure ieri ha firmato l’avviso di chiusura delle indagini relative alla presunte violazioni del protocollo nella settimana precedente Juventus-Napoli. Ha preso ancora qualche giorno ma probabile che nei prossimi giorni proceda alla notifica al club azzurro della conclusione del procedimento. Il Napoli ha fatto già sapere di voler essere ascoltato. Ancora una volta. Oltre alla società, c’è anche il responsabile dello staff medico, Raffaele Canonico, che rischia il deferimento per la violazione del protocollo. Una decisione, quella del deferimento, che potrà essere presa per la fine del mese. Ma a preoccupare di più è la possibile apertura di un secondo procedimento, relativo alle accuse di «slealtà sportiva». Servirebbe da parte di chi accusa una prova vera e non solo delle supposizioni per dimostrare questo, ed è cosa che appare molto complicata.
Quello che emerge negli ambienti della Federcalcio è che il protocollo resta l’unico faro per portare a termine la stagione. Ed è evidente che va difeso da tutto e da tutti. Pure dai legittimi interventi delle autorità sanitarie. Attenzione, però, a un passo che può essere importante nella strategia del Napoli al cospetto del Collegio di Garanzia del Coni: ovvero, sia l’Asl Napoli 1 che la Napoli 2 Nord hanno inviato il dispositivo della Corte sportiva d’Appello ai rispettivi uffici legali per valutare se ci sono le condizioni per adire le vie legali contro la Figc. Sarebbe un ulteriore atto di guerra, ma il clima contro De Laurentiis è pesante. Né in Federcalcio né in Lega possono fargli da sponda in questa vicenda, proprio sia Gravina che Dal Pino sono entrambi convinti che la cosa giusta da fare era partire per Torino, nonostante i due positivi in squadra e i pareri delle Asl. Come da protocollo Covid-19 che per il calcio italiano, in questo momento, è a metà strada tra le Sacre scritture e la dichiarazione dei diritti dell’uomo. Anche perché approvato all’unanimità subito dopo il lockdown.
Dopo l’iniziale frenesia di De Laurentiis sul ricorso al Coni, il patron azzurro ha rallentato. Non perché non voglia procedere al terzo grado della giustizia sportiva per valutare al meglio la nuova linea difensiva. Ieri è tornato a raccontare la delusione di De Laurentiis, il consulente legale della società, Grassani. «Le motivazioni che hanno portato alla conferma del 3-0 a tavolino hanno indignato tutto il club – ha spiegato a Radio Kiss Kiss – Non me le sarei aspettate in secondo grado. È venuto fuori addirittura un quadro più grave: parole pesanti, anche troppo. I termini utilizzati dalla citata Corte non ci appartengono. Al Coni affronteremo il tema del 3-0 a tavolino, vedremo se sono state rispettate tutte le norme. Sarà il terzo ed ultimo tempo per ribaltare il risultato. Il Tar potrà intervenire in termini risarcitori». Si va, dunque, a piccoli passi verso il ricorso al Collegio del Coni. E proprio per sgombrare il campo dai dubbio, l’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, ora presidente del Collegio di Garanzia ha deciso che «ove un ricorso fosse depositato considerata la rilevanza, anche di principio, della questione, esso sarà devoluto dal Presidente del Collegio di Garanzia dello Sport al giudizio delle Sezioni Unite». Ovvero sarà proprio Frattini a guidarlo. Anche perché, in un modo o in un altro, sarà una sentenza che diventa pietra miliare.