Kvaratskhelia fa impazzire Causio: «Dribbling e gol, giocatore unico»


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Agli albori in Inghilterra fu dribbling game. Ancora prima del football. Il calcio era individualismo alla potenza estrema, si poteva andare avanti solo superando un diretto avversario in un infinito uno contro uno. Niente passaggi o appoggi. Poi, per merito degli scozzesi, più esili fisicamente, nacque l’intuizione che il pallone lo si poteva anche passare per arrivare in porta. Questo per dire che dopo 200 anni il dribbling viene visto ancora come gesto primordiale, riconducibile all’essenza stessa del calcio. E chi lo interpreta, al di là del risultato, che non sempre è l’unica cosa che conta, diventa un idolo della folla. E se poi arrivano anche i risultati, che comunque restano la prima cosa che conta, l’idolo è di un popolo intero. Kvicha Kvaratskhelia non perde una partita dallo scorso marzo. L’ultimo ko fu sul campo del Cska Mosca, 6-1, nella sua ultima partita con il Rubin Kazan. Poi 32 gare con la Dinamo Batumi, la Georgia e il Napoli senza sconfitte. E con 20 gol e 14 assist. Insomma, il nuovo fenomeno europeo. «Che io non conoscevo» ammette Franco Causio, uno che di dribbling viveva.

L’ha imparato a conoscere?
«È un giocatore unico. Senza pari qui in Italia. Complimenti a Giuntoli e a chi lo ha voluto, perché è fortissimo».

C’è chi lo paragona a George Best, chi rivede le giocate di Causio e Bruno Conti sulle fasce.
«Tempi diversi, difficile fare paragoni. Oggi si gioca a un’altra velocità. Anche se io e il georgiano una cosa in comune l’abbiamo».

Cosa?
«Il numero 7. Io ne avevo uno sulla maglia, lui addirittura due».

L’evoluzione del ruolo…
«Sicuramente. Ma anche una restaurazione. Perché dopo di noi quel tipo di ruolo sparì. Adesso sta rinascendo, per merito di Kvara e di qualcun altro. Sono giocatori che fanno la differenza».

Un ritorno all’antico, quindi.
«Non è un caso che il Napoli è primo. Gioca sulle ali. Kvara ma anche Lozano e Politano. Per anni si era perso il gusto di superare l’avversario».

Il georgiano è il numero uno del dribbling?
«Riduttivo vederlo così. Perché è uno che sa fare gli assist, anche i passaggi in verticale. E vede la porta. Segna tanto».

Ma in serie A c’è qualcuno che gli assomiglia?
«Ripeto, è unico. Poi se parliamo di capacità di saltare l’uomo con quel tipo di giocate, uno a quei livelli era il primo Cuadrado. Oppure Berardi. E secondo me lo stesso Raspadori, che sulla fascia può fare bene».

Kvaratskhelia sta accendendo la passione di Napoli.
«Io me ne sono innamorato. Merito anche di Spalletti che lo sta valorizzando nel modo giusto. E in questo il Napoli è la squadra italiana più europea».

In che senso?
«Il calcio è spazio, tempo, verticalizzazioni. Ho visto Livepool-City, una partita di un’intensità pazzesca. Non è un caso che le squadre italiane in Europa perdono spesso. Io quando vedo partite tra squadre italiane diciamo di seconda fascia mi addormento. Troppo noioso. Il calcio orizzontale non mi piace. Se il portiere tocca di piede più palloni di un centrocampista significa che qualcosa non va».

Qual è l’antidoto?
«Giocare come il Napoli fa entusiasmare i tifosi. Bravo Spalletti che, oltre a dare gioco, si sta facendo seguire. Prendete Simeone, è entrato, ha segnato, è diventato l’idolo dello stadio e non ha giocato le ultime due partite, senza un mugugno».

È l’anno buono per il Napoli?
«Il gioco c’è, si vede. E poi il fatto di avere diversi italiani in squadra, come Meret, Di Lorenzo, Raspadori, Politano, tutti nazionali, aiuta molto Spalletti. E aiuta anche lo stesso ct. Perché quando c’è un blocco di giocatori della stessa squadra nella Nazionale, per il tecnico è una manna dal cielo. Come ha dimostra la Juventus per anni, facendo anche la fortuna dell’Italia». 

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/kvaratskhelia_intervista_franco_causio_cosa_ha_detto_oggi-6998294.html

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