L’anno pedagogico di Ancelotti: Napoli tra squilli e ombre


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Nonostante i dubbi come grandine che l’accompagnavano e le
inutili contestazioni che sono venute, è stato un anno
positivo, in attesa di quello superlativo, che il Napoli continua a
bordeggiare. Lo sfiora ma non l’ha ancora acchiappato. Il primo
anno ancelottiano è servito come pedagogia calcistica, per
imparare ad affrontare le grandi squadre e per scavare il vuoto,
sì, perché guardando la classifica dietro il Napoli,
e non solo lo scalino che lo separa dalla Juventus, si nota la
differenza.

C’è un vuoto enorme che racconta la crescita costante
nonostante il salto da Maurizio Sarri a Carlo Ancelotti che in
molti ancora non hanno digerito. È stato un anno di
transizione e cambiamento, una scocciatura transeunte come tutti i
campionati di svolta, in pochi hanno colto il cambio di pelle e la
crescita, nonostante lo zero tituli che ossessiona le principali
squadre dei grandi campionati europei. La squadra doveva fare uno
scatto rispetto all’olandesità sarriana detto in breve,
velocizzare le azioni che la portano a tirare e segnare, e per
questo ha vissuto di strappi e cuciture, qualche partita brutta
come quella con la Sampdoria a Genova, e quella col Milan in Coppa
Italia forse la miglior mezza partita della squadra di Rino Gattuso
e dell’attaccante Krzysztof Pitek molte di ammicco, e alcune di
arresto. Ha pagato tantissimo un pareggio, quello a Belgrado con la
Stella Rossa in Champions League, e alcuni cedimenti caratteriali,
soprattutto nella parte finale dell’Europa League come si
è visto nella doppia sfida con l’Arsenal. E per un
paradosso ha pesato più quel pareggio a Belgrado che le due
sconfitte con la Juventus tutte di cedimento fisico e mentale
più che tattico alle quali, invece, guardano i tifosi.
Mentre andrebbero ricordate le partite con Liverpool (a Napoli) e
Paris Saint Germain (a Parigi), dominate, dove Allan per dire il
gregario è stato il miglior in campo, e che ci serve a
raccontare ritmo e tensione di gioco, ossessività superiore
a quella di uno come Jürgen Klopp, che fra qualche giorno si
giocherà la finale di Champions League a Madrid, e alla
velocità di Mbappè e Neymar.

From: Il Mattino.

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