L’omaggio a Garella che cancella anni di silenzi e incomprensioni


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Sono stati belli gli omaggi a Garella, il portiere del primo scudetto, quel gigante buono che entrava in campo subito dopo capitan Diego Maradona, come se con la sua stazza volesse proteggerlo. Ripagano Claudio di silenzi, incomprensioni e maldicenze. Nella primavera del 1988 fu etichettato come uno dei quattro ribelli: il portiere Garella, il difensore Ferrario, il centrocampista Bagni e l’attaccante Giordano vennero identificati come i capi della rivolta contro l’allenatore Bianchi e messi letteralmente alla gogna.

Chi c’era quel pomeriggio in piazza dei Martiri, dove era la sede del Napoli, può ricordarlo. Arrivarono loro quattro, convocati dal direttore generale Moggi per un chiarimento, e trovarono la piazza invasa da tifosi inferociti che li attaccarono con le parole più dure. E dire che a quei quattro, e ai loro compagni, gli stessi tifosi avevano dedicato cori e applausi per il primo scudetto soltanto un anno prima.

Ci fece male, qualche giorno dopo, vedere Claudio nella sala d’attesa della sede. Era alterato, chiedeva a gran voce al telefonista Mario Parente di farsi annunciare a Moggi. Parente diceva che il direttore non c’era. Moggi c’era, il ruolo del telefonista – oggi si chiamarebbe receptionist – era anche quello di dire qualche bugia. Claudio si fece rosso in viso e poi andò via, sbattendo la porta in vetro con una tale violenza da mandarla quasi in frantumi. I tifosi lo avrebbero rivisto in qualche successiva partita da avversario e poi nella primavera 2005 per l’addio al calcio di Ciro Ferrara, in quella festa a cui partecipò Maradona.

Da anni i cronisti cercavano inutilmente Claudio per qualche intervista. Aveva smesso di giocare con la squadra dei giornalisti torinesi a calcetto allo Sporting, il club esclusivo a pochi passi dal vecchio stadio Comunale. Dicevano che avesse cambiato numero di cellulare. Nessuno dei suoi vecchi compagni riusciva più a parlargli. Si era isolato, aveva dato l’addio a quel mondo che lo aveva deriso – le Garellate, ricordate? – prima di tributargli il doveroso tributo che meritava il portiere due volte campione d’Italia con squadre che non avevano mai vinto lo scudetto.

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Il sorriso di Claudio si era spento da tempo. Eppure, negli anni di Napoli – prima di quel comunicato contro Bianchi che segnò la fine della sua esperienza azzurra – aveva conquistato i tifosi con le sue parate e la sua allegria. Legatissimo alla moglie Laura, non ne aveva ostacolato le ambizioni televisive, anzi l’aveva incoraggiata a condurre il programma “Il buco nella rete” presso l’emittente napoletana Telelibera 63, dove si alternavano come ospiti tutti i compagni del portiere, a cominciare Maradona. I tifosi si affezionarono ai Garella. Nell’anima di Claudio, non nella sua rete, c’era da tempo un buco. Nessuno ha avuto il tempo di rammendarlo.

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/garella_napoli_omaggio_anni_incomprensioni-6869686.html

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