I 4 gol alla Fiorentina sono un forte messaggio alla Juve e a Sarri a una settimana dalla sfida di Torino: quest’anno sarà battaglia per lo scudetto.
È stata una magnifica serata a Firenze, con il Napoli che ha saputo rovinare la festa a Commisso, il nuovo patron viola, rimediando con la classe dei suoi vecchi leader – Insigne, Callejon e Mertens – al rigore concesso dall’arbitro Massa dopo consulto con gli addetti al Var nei primi minuti; all’errore di Meret che aveva consentito alla Fiorentina di portarsi sul 2-2 e alle leggerezze di difensori e centrocampisti che avevano permesso a Boateng, appena entrato, di firmare un altro temporaneo pareggio. Tutto cancellato dalla furia e dalla qualità di quei tre piccoli che hanno saputo entusiasmare nel triennio di Sarri e nella prima parte della scorsa stagione, prima che vi fosse un calo generale. Peccato che a rovinare questo spettacolo vero – altro che la scialba Juve vista a Parma – vi siano stati i cori razzisti, squallido refrain nelle trasferte azzurre, uno dei gravissimi problemi del calcio italiano che un uomo nuovo come l’italo-americano dovrebbe provare a combattere e ad eliminare da casa sua.
La partenza choc, con il rigore dopo nove minuti, ha innervosito un po’ il Napoli ma il forte richiamo di Ancelotti dalla panchina lo ha rimesso in carreggiata nel modo giusto. La squadra ha preso le contromisure dei viola, una banda di giovani che non ha saputo gestire il vantaggio né approfittare della superiorità numerica a centrocampo. È prevalsa la maggiore qualità degli azzurri che si sono presentati senza Lozano, annunciato protagonista della serie A 2019-2020, e con Mertens al centro dell’attacco. Ed è stato lui, l’esterno belga inventato falso 9 da Sarri tre anni fa, ad aver fatto la differenza nel finale del primo tempo in cui il Napoli ha piazzato l’uno-due. Dalla scorsa primavera si è aperta la caccia al sostituto e/o alternativa di Milik, però Dries è attaccante vero, lo dimostrano i 109 segnati nelle prime sei stagioni azzurre, ed è l’uomo che sa risolvere i problemi. In quattro minuti ha ribaltato la partita al Franchi. Prima con un colpo di genio, il tiro a giro su cui il portiere Dragowski era partito in ritardo, e poi con un colpo di astuzia, perché è andato a cercare il piede di Castrovilli in area. L’arbitro stavolta non ha chiesto aiuto al Var, ha indicato il dischetto sollevando molte e legittime perplessità. E la polemica si è accesa nel dopo partita, con parole forti di Montella per quell’episodio ma è stato contestato un contatto – fuori area – tra Hysaj e Ribery. Il Var è il Var, cioè polemica continua. Ciro è questo, Ciro è un furbo artista. Ha lasciato il rigore a Insigne, che ha segnato con freddezza, baciando poi la maglia e questo è apparso un gesto sincero perché il capitano è tornato in sintonia con Ancelotti e il mondo Napoli dopo settimane complicate, proprio a causa di un rigore, quello sbagliato al San Paolo contro la Juve a inizio marzo.
From: Il Mattino.