«Golzano» vede la luce. Così lo hanno ribattezzato negli ultimi tempi nel suo Messico, dove si divertono ad aggiungergli ogni volta un soprannome, come se già non gli bastasse bambola assassina o quel Chucky che rimbomba ogni volta negli stadi silenziosi. Trentasei giorni dopo rieccolo tra i convocati per la gara con la Roma. Ci sarà domani, poteva già esserci a Milano ma Gattuso e il medico Canonico hanno preferito far avvicinare allo zero il rischio di una ricaduta. Non sarà a tempo pieno, ma disponibile solo per un pezzo. Ma in ogni caso variante nel piano tattico, perché con lui negli ultimi trenta metri le cose possono cambiare alla velocità della luce.
Gattuso non ha mai pianto in vita sua per una assenza, né ha mai forzato un recupero: non lo ha fatto per Lozano e neppure per Manolas (anche lui torna domani e sarà, però, probabilmente titolare). Il verdetto che era in ogni caso abbondantemente nell’aria arriva ieri: perché Hirving ha fatto per intero l’allenamento, senza accusare alcun tipo di disagio muscolare. Nessun rischio da prendere: parte Politano e poi toccherà a Lozano.
In questa annata da montagne russe, è stato Lozano la sorpresa perché molte volte si è trovato a lottare contro tutti. Spesso anche perché era rimasto da solo, viste l’ecatombe di infortuni in serie rimediati dai suoi compagni di reparto. La sua velocità, la sua flessibilità, le sue discese solitarie, i dribbling, e anche i gol (ben 13) sono venuti meno in questi 36 giorni. Da quella gara con la Juventus in cui non è riuscito a fare quello che Gattuso gli chiedeva: restare in campo e basta. Solo per fare numero. No, Lozano sentendosi sempre più una bandiera di questo Napoli, una bandiera che mai si è arresa neppure nei giorni di maggiore sofferenza, ha stretto i denti e lottato anche più di quello che avrebbe dovuto fare. Mostrando anche di avere un carattere che quello sguardo che talvolta sembra in balia del vocione di Gattuso pareva non avere. Con Gattuso, Lozano è diventato giocatore centrale, producendo gioco e divertimento, puntando e saltando l’uomo. Nei giorni di riposo, mica è rimasto a casa a godersi il cielo di Napoli. Macché. Si è allenato. In realtà è rimasto anche lui piuttosto sorpreso dalla decisione di Gattuso e del medico Canonico di non convocarlo per la gara di domenica sera con il Milan. Era sicuro, visto anche il tipo di allenamento che ha sostenuto con la squadra la settimana passata tra allunghi, sterzate, contrasti senza paura di giocare con il Milan. Ma all’ultimo secondo il cambio di programma: meglio non affidarsi alle sensazione del Chucky, meglio prendersi qualche giorno in più per far totalmente recuperare l’attaccante dallo stiramento. E domani sarà pronto.
Lo stop-bis di Mertens insegna: chi ci tiene alla maglia fa di tutto per indossarla di nuovo anche se non è al top della condizione. E di questi tempi, sottovalutare un acciacco fisico significa fermarsi a lungo. 36 giorni vuol dire esattamente 7 partite. Comprese le due di Europa League. L’ultima volta che ha giocato era il 13 febbraio. E per capire l’importanza che ha in questo Napoli, basta vedere un numero: solo due volte, in questa stagione, è partito dalla panchina con la Sampdoria (entrato a inizio secondo tempo) e con il Torino. Poi il resto è stato sempre titolare quando era disponibile, anche nelle gare di Coppa Italia con l’Empoli e poi con lo Spezia. Intoccabile, insomma. Chiaro che per troppo tempo si è giocato troppo. Tre partite alla settimana, tutte importanti, quasi tutte già decisive o presunte tali. E il fisico, anche se ben allenato come quello di Lozano, ha avuto un problema. È stato così ovunque, ma a Napoli gli accidenti si sono concentrati praticamente tutti a ridosso l’uno dell’altro. Domani la gara del Napoli andrà di nuovo in diretta in Messico, dove Lozano è davvero un eroe nazionale. «Golzano» lo stanno chiamando adesso, dopo che a inizio anno, dopo la rete al Cagliari, iniziano a paragonarlo a Hugo Sanchez. Forse un paragone eccessivo. Ma se serve per farlo volare ancora di più.