Caso Maradona, c’è una nuova tempesta giudiziaria. In attesa che cominci – non prima di un anno – il processo per accertare cause e responsabili della morte del Capitano del Napoli e della Seleccion argentina, la magistratura argentina ha aperto due procedimenti che riguardano la ex moglie Claudia Villafane e l’ex manager Matias Morla, nonché i componenti dell’ultimo clan del Pibe, deceduto il 25 novembre 2020 a Tigre, in provincia di Buenos Aires.
Partiamo da Claudia Villafane. L’imprenditrice, che ha prestato voce e volto per spiegare agli italiani che vivono in Argentina le modalità per il voto del 25 settembre (il video è sul sito dell’ambasciata italiana a Buenos Aires), secondo quanto affermato nel popolare programma televisivo “Argenzuela” è accusata dalla magistratura di evasione fiscale per 10 milioni di dollari per alcune attività immobiliari in Florida. Le stesse che avevano fatto scattare, anni fa, una denuncia da parte di Maradona e del suo avvocato, Morla appunto. Secondo indiscrezioni, la Villafane dovrebbe pagare multe per 5-6 milioni di dollari. Da parte della signora Villafane, nessun commento.
E proprio nei confronti di Morla e degli altri componenti del clan che accompagnò Diego negli ultimi anni della sua tormentata vita è stato aperto un procedimento giudiziario a Mar del Plata su richiesta delle figlie di Maradona e Claudia Villafane, Dalma e Gianinna. A partire da fine ottobre, Morla e gli altri – accusati di truffa e circonvenzione di incapace – dovranno essere ascoltati dal magistrato Cecilia Corfield che accusa il clan di avere manipolato psicologicamente il Campione e di averlo ridotto in uno stato di schiavitù – anche attraverso la somministrazione di droghe, alcol e farmaci – impedendogli i contatti con l’esterno. Secondo il magistrato, gli organizzatori di questo piano per assicurarsi il pieno controllo degli affari di Maradona sono stati gli avvocati Morla e Victor Stinfale. A inizio dovrebbe sarà ascoltato anche Stefano Ceci, chiamato in causa dalle figlie di Diego perchè titolare dei diritti di immagine del Pibe in virtù dell’accordo firmato il 17 agosto 2020.