Dal dolore allo scontro legale è stato un attimo. La fine di Maradona è diventata subito un caso. Anzi, due. Da un lato la Procura di San Isidro indaga sulle ultime ore del campione, morto il 25 novembre da solo, dopo lunga agonia, nell’anonimo appartamento dove era stato trasferito dalle figlie Dalma e Gianinna e dall’avvocato Matias Morla dopo l’operazione al cervello. Dall’altro, si è aperto il capitolo della successione con la nomina dell’avvocato Sebastian Baglietto come amministratore dei cinque riconosciuti eredi di Diego. A 46 giorni dalla fine del Campione dei nostri sogni, non si sa cosa e quanto egli abbia lasciato ai cinque figli. Alfredo Anibal Villata, giudice del tribunale di La Plata, ha dato poco più di una settimana di tempo a Morla, legale e amministratore della società che controllava i marchi di Maradona (Sattvica SA), per presentare tutti i documenti, oltre alle tre Bmw coupé consegnate al collega Baglietto.
Nelle ore successive alla sua morte sono state avanzate ipotesi sui beni di Maradona, dai conti bancari – quasi tutti all’estero – alle proprietà e ai contratti stipulati da Sattvica SA e dall’agente che operava in Europa, Stefano Ceci, napoletano, segretario di Diego negli ultimi anni. Cinquanta, sessanta, cento milioni di dollari? Il quadro potrebbe essere più chiaro quando Morla consegnerà i documenti al giudice Villata e all’amministratore Baglietto. Più chiaro ma non definito. Si ritiene che il patrimonio di Diego sia suddiviso in pari eguali: 50 per cento su conti correnti bancari e 50 per cento su proprietà e contratti pubblicitari gestiti da Sattvica SA, titolare dei marchi Diego Maradona, Diego e El Diez. Secondo le dichiarazioni di Morla, quando viveva negli Emirati Arabi – dal 2011 al 2018 allenò due squadre, Al-Wasl e Fujairah – Maradona espresse la volontà che alla sua morte i proventi di quei contratti pubblicitari avrebbero dovuto mantenere le sue sorelle che non a caso si sono affidate a Morla affinché le assista come parti interessate nell’inchiesta sulla morte di Diego. Questo avvocato molto mediatico, legale dei vip argentini e vicino al presidente della Repubblica Alberto Fernandez, è finito nella bufera dopo il 25 novembre perché accusato di essere a capo del cerchio magico – l’entorno lo chiamano a Buenos Aires – che prima ha isolato Maradona e poi lo ha abbandonato. Morla ha nominato un legale di fiducia, l’ex politico Mauricio D’Alessandro, che ha puntualizzato a proposito dei beni di Diego: «I suoi eredi potranno vivere tutta la vita senza lavorare anche se lui faceva spese eccessive, fino a 50mila dollari al giorno. Ci sono conti a Dubai, in Messico e in Svizzera pronti per essere trasferiti. Morla è stato cointestatario di uno dei conti bancari più importanti di Maradona, tuttavia ha deciso di non prendere quei soldi perché ritiene che appartengano agli eredi di Diego». Così come agli eredi – secondo quanto dichiarato dall’avvocato Baglietto nell’intervista a Il Mattino di mercoledì scorso – dovranno essere destinati i proventi dei contratti pubblicitari sottoscritti da Sattvica SA. Peraltro, molte aziende in queste settimane hanno messo in produzione oggetti dedicati a Maradona e in Italia l’avvocato napoletano Angelo Pisani è pronto ad effettuare verifiche ed eventuali azioni legali, ricevendo l’avallo di Baglietto.
Il giudice Villata ha disposto una rogatoria in cinque Paesi affinché mettano a disposizione conti bancari, proprietà e contratti di Maradona: Cuba, Venezuela, Stati Uniti, Messico e Bielorussia. Per ora Morla ha consegnato tre auto, le chiavi del container che contiene preziosi oggetti che risalgono al periodo di Dubai, sistemato nel comune argentino di Beccar, e quelle dell’appartamento di Brandsen, località in provincia di Buenos Aires. Ha riferito di cinque conti correnti: uno a Dubai, uno in Messico, uno in Svizzera e due in Argentina, gli unici accessibili e sui quali sono stati trovati 900mila pesos argentini equivalenti a 8.700 euro. Tra le proprietà in Argentina ci sono cinque appartamenti, di cui uno a Nordelta, provincia di Buenos Aires, dove vivono le sorelle di Maradona. A Dubai due auto: una Rolls Royce Ghost da 300mila euro e una Bmw 18 da 145mila. A Brest, in Bielorussia, il fuoristrada anfibio Hunta Overcomer soprannominato El tanque, il carrarmato, e la moto ribattezzata Yo soy Diego. Maradona era stato designato presidente onorario della Dinamo Brest e possedeva anche una quota azionaria del club (0,5 per cento). È da chiarire la questione della casa di L’Avana, un appartamento nel quartiere Miramar che il leader cubano Fidel Castro aveva offerto all’amico Diego per i soggiorni: non sarebbe di sua proprietà. Ma uno dei punti più interessanti riguarda la relazione con il Venezuela. Maradona è stato legatissimo a Chavez e poi a Maduro, schierandosi al loro fianco in tutte le battaglie. E questo sostegno politico è stato ripagato con importanti contratti sui quali il giudice Villata e Baglietto vogliono fare luce anche perché l’avvocato D’Alessandro ha dichiarato: «Ci sono 50 milioni in Venezuela a disposizione». Una cifra enorme, che sarebbe il frutto appunto di accordi, sottoscritti da Diego non soltanto come testimonial del calcio in Venezuela o opinionista di Telesur (8 milioni in due anni, non ancora pagati). Secondo il sito argentino Infobae.com, Maradona avrebbe anche favorito le intese del governo venezuelano con aziende straniere per il commercio di farina, grano e petrolio. Secondo D’Alessandro, l’ex campione aveva creato una società in Europa per questa attività e ci sarebbe stato anche il rapporto con industrie italiane, favorito – secondo il sito Armando Info – dalla conoscenza di Diego con l’imprenditore italiano Valerio Antonini, che strinse un accordo da un miliardo di euro con il Venezuela.
A Morla è stato chiesto di fare chiarezza anche sui processi che riguardano Maradona in Argentina e all’estero, dunque anche sul contenzioso con il fisco italiano che ha ritenuto l’ex calciatore evasore fiscale per 3,5 milioni, arrivati a oltre 40 con gli interessi. Secondo l’avvocato Pisani, che è stato al fianco di Diego in questa disputa legale, non c’è il rischio che vi possa essere un sequestro sull’eredità: «La Commissione tributaria provinciale di Napoli ci ha dato ragione nel 2016 e peraltro i pagamenti furono effettuati dal datore di lavoro (Calcio Napoli) in occasione di un condono».
Dalma e Gianinna, le due figlie nate dalla relazione con Claudia Villafane, sposata nel 1989 (si erano separati nel 2003 ma la ex moglie era rimasta amministratrice dei suoi beni per anni), sono da tempo in conflitto con Morla. Lo hanno accusato, senza troppi giri di parole, di avere gestito non soltanto le attività commerciali del padre ma di averlo fortemente condizionato approfittando anche della sua debolezza fisica. Maradona aveva smesso di drogarsi però faceva uso di psicofarmaci e beveva molto, peraltro Morla e il suo staff (il cognato, Maxi Pomargo, viveva in casa di Diego) lo avevano blindato, consentendogli rarissimi rapporti con il mondo esterno, anche con i familiari. Perché? Cosa c’era da proteggere o nascondere? Dopo la morte di Maradona, è emersa la notizia del testamento che sarebbe stato scritto nel 2016 a Dubai per escludere Dalma e Gianinna dall’eredità perché si erano schierate dalla parte della madre nella causa avviata da Diego nel 2015 contro Claudia a Miami. La donna e il suo nuovo compagno Jorge Taiana, secondo l’avvocato Morla che presentò la denuncia in tribunale, avrebbero sottratto 9 milioni dai beni del campione per acquistare tre appartamenti in Florida. Peraltro, l’ex capitano dell’Argentina e del Napoli aveva accusato l’unica donna sposata nella sua vita di avergli sottratto 458 oggetti messi da parte durante la sua carriera per rivenderli. Esiste quel testamento? Lo staff di Morla ha ricordato che nel novembre 2019, esattamente un anno prima della sua morte, Diego aveva dichiarato che non avrebbe lasciato un dollaro alle figlie: «Donerò tutto». A questo sfogo, probabilmente causato dalla decisione di Dalma e Gianinna di schierarsi con la madre, è seguito un atto formale? Per la legge argentina, ammesso che esista un testamento, la donazione non deve superare il 33 per cento perché gli eredi hanno diritto ai due terzi.
Gli eredi di Maradona sono cinque. A Dalma e Gianinna si aggiungono Diego jr, nato nel 1986 a Napoli dalla relazione con Cristiana Sinagra; Jana, concepita con Valeria Salabain, e Diego Fernando, nato sette anni fa durante il fidanzamento con Veronica Ojeda, «il mio angelo» come lo definì Diego in uno straziante messaggio audio inviato pochi giorni prima di morire. Al bambino – secondo quanto dichiarato da Mario Baudry, legale di Veronica – Maradona avrebbe voluto donare i preziosi oggetti ricevuti a Dubai e messi in un container, ma non c’è un atto scritto. Ci sono, invece, sei ragazzi che hanno dichiarato di essere figli di Maradona. Quattro a Cuba (si conoscono i nomi: Javelito, Lu, Johanna e Harold) e due in Argentina, Santiago Lara e Magalì Gil, che ha chiesto al tribunale di Buenos Aires di non far cremare il corpo del padre per il test del Dna. Sembra una storia ancora tutta da scrivere.