«Maurizio e Pep, capiscuola ​che raggiungono la perfezione»


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È il giornalista italiano che meglio conosce Pep Guardiola e
Maurizio Sarri. Firma della Gazzetta dello Sport e opinionista di
Sky Sport, Paolo Condò ha dedicato un libro al tecnico del
Manchester City e alla sua rivalità con José Mourinho
ai tempi di Barça-Real («I duellanti») e
un’intervista all’allenatore del Napoli nella rubrica
televisiva «Mister Condò». Domani il secondo
atto della sfida Champions, dopo quello vinto di misura dal
catalano all’Etihad Stadium.

Guardiola e Sarri sono davvero simili?
«Sì, per il tipo di gioco che praticano, basato su
principi praticamente inderogabili. Loro prendono i giocatori e li
inseriscono nello schema al contrario della teoria dell’altra
scuola calcistica, quella degli allenatori che organizzano il gioco
nel modo più efficace in base ai giocatori. Sul piano
filosofico Sarri rappresenta la prosecuzione di Sacchi anche se dal
punto di vista tattico è più vicino al Barcellona di
Guardiola, anche perché Arrigo è distante
trent’anni».

Chi sono Pep e Maurizio lontani dalle
panchine?

«Guardiola è il monaco guerriero perché la sua
dedizione è monastica: ritiene che si arrivi al vertice
attraverso una quantità di lavoro impressionante. Le due ore
di allenamento quotidiano sono collocate all’interno di oltre
dodici passate in ufficio ad osservare i video. Mi disse Estiarte,
il suo braccio destro, che Pep può essere distratto dal
pensiero del calcio al massimo per 36 minuti in una giornata. Sarri
non è un monaco, proprio no, però anche lui ha questa
concentrazione altissima. Quell’intervista televisiva,
già fissata col suo procuratore, slittò perché
avrebbe dovuto vedere tre partite della squadra con cui il Napoli
giocava due settimane dopo. E nella sera in cui
quell’intervista andava in onda Sarri disse: Non potrò
vederla subito perché devo ripassare la partita per capire
cosa non è andato. Il Napoli aveva vinto per 7-1 a Bologna.
Ma non è un atteggiamento forzato, loro davvero credono che
attraverso l’accurata preparazione della partita si possa
ridurre l’alea al 5 per cento, a quell’imprevedibile che
mette in campo il campione avversario».

Guardiola e Sarri hanno avuto differenti percorsi: uno
grandissimo giocatore e subito vincente in panchina, l’altro
calciatore dilettante e arrivato da tecnico in A a 55
anni.

«È singolare che quel tipo di calcio olandese-catalano
che ha avuto la massima espressione in Cruyff, sia stato sviluppato
in Italia da Sacchi e Sarri, due che venivano dal nulla. Tra loro,
tanti bravissimi tecnici, da Capello a Mancini, che hanno sempre
detto: Ci fanno vincere i calciatori. Sarri non dice che è
il segreto del Napoli, però è evidente che con un
altro allenatore, Benitez, e gli stessi giocatori la squadra si
esprimeva differentemente: Maurizio è più
pervasivo».

Che partita sarà al San Paolo?
«Sarri vorrà dimostrare che non si accontenta dei
complimenti: ora vuole vincere. E Guardiola vorrà vincere
per dimostrare di essere sempre il più bravo. Ma è
una rivalità sana, non c’è odio come ad esempio
tra i duellanti Guardiola e Mourinho. E sincere, sincerissime, sono
state le parole di Pep verso il collega prima e dopo la partita di
Manchester: un riconoscimento al suo calcio e a quella idea
comune».

From: Il Mattino.

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