Inviato a Castel Volturno
Malati di inquietudine. Meret e Fabian vorrebbero dare stabilità al proprio futuro, invece si dibattono nella precarietà del presente. Una precarietà vissuta con stati d’animo opposti, comunque: lo spagnolo domani non giocherà, andrà in panchina perché Parigi val bene… una messa ma pure restare fuori dalla squadra titolare. Per Meret è diverso, anche perché Sirigu, nonostante l’ottimismo nelle prime ore, non è ancora pronto per tornare in porta. Ci ha provato, poi con umiltà ha chiesto di fare degli allenamenti straordinari. A quel punto tutto è stato più chiaro anche a Spalletti: domani gioca Meret.
«Sirigu deve riprendere confidenza con la porta», ammette Lucianone. D’altronde, quella di Alex non è una situazione semplice. Anzi, a dirla tutta, per nulla invidiabile. È un precario vero, a metà del guado: perché potrebbe pure restare anche se è assai più probabile che andrà via. Intanto, domani giocherà. Toccherà a lui difendere la porta del primo Napoli della nuova era, quella senza Mertens, Ospina, Insigne e Koulibaly. Fabian invece no. Perché lo spagnolo ha una trattativa in corso importante con il Psg, mentre per Meret offerte non ce ne sono. Dunque, uno giocherà e l’altro andrà in panchina. E al suo posto toccherà a Zielinski con Anguissa dalla parte opposta e Lobotka là nel mezzo. Simeone in panchina.
Domani Meret va in porta. Ma è un contentino che non alleggerisce la sua anima ferita da come è andata questa estate. Non ce la fa, Alex, a sopportare lo stress da panchina, l’angoscia della mediocrità, l’ansia del precariato. Chiederà ancora di andare via, ma potrebbe anche non riuscirci. C’è il forte sospetto, per nulla transitorio, che se qualcuno nel Napoli penserà davvero che sia un anno di transizione si ritroverà a sedersi in panchina. La squadra è di valore, è normale che i giocatori nuovi abbiano bisogno di un po’ di tempo. Simeone andrà in panchina contro la sua ex squadra, si è allenato fino a giovedì pomeriggio con il Verona. Figuriamoci, però, di questi tempi chi si meraviglia di una cosa del genere. Kim e Kvaratskheli partiranno titolari: sono le uniche due novità rispetto al Napoli dello scorso anno.
Sarà pure Ferragosto, ma per domani alle 18,30 sono attesi circa 15 mila spettatori per la prima di campionato. E tra questi quasi un migliaio di tifosi azzurri nel settore ospiti (e circa 300 dei gruppi organizzati delle Curve). Per l’Hellas non è una vigilia di stagione semplice, c’è aria di contestazione anche dopo la cessione di Simeone. Cioffi, il tecnico del Verona, spiega. «Non mollo nulla. Se, però, ogni componente del club, tifosi compresi, non rema dalla stessa parte, abbiamo un grosso problema. Stiamo andando in battaglia, servono umiltà e sacrificio. Questa battaglia si chiama salvezza, c’è solo da essere uniti, ogni fischio ci allontana dall’obiettivo. C’è da compattarsi e salvarsi insieme», dice nella conferenza di ieri.
Poi esalta gli azzurri: «Il Napoli è una squadra che non è in costruzione e hanno grande qualità, con una media realizzativa altissima. Mi aspetto un Napoli frizzante, di palleggio e di volontà, che proverà a chiudere la partita subito. Il mio focus non è stato né tecnico né tattico: ci sono delle componenti che non vanno sottovalutate. Se un campione rodato vede il suo nome sui giornali tutti i giorni non gli fa né caldo né freddo, se succede a un ragazzo del Verona ci sta che dia il novantanove virgola nove per cento. Io mi aspetto una prestazione di orgoglio».