Mertens, i retroscena del rinnovo e tutte le cifre


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Nel pomeriggio di ieri definiti i punti salienti con il presidente De Laurentiis: due anni a quattro milioni netti a stagione

Testa, cuore: e quando la monetina è stata lanciata da Dries Mertens nel cielo azzurro di Napoli, ormai era già tutto deciso. Certi amori non finiscono, e non fanno più neanche certi strani giri: vivono lì, dove sono nati, germogliano e sistemano le radici, forse fino all’ultimo rimbalzo del pallone. Ma il giro del Mondo virtuale – dalla Cina a Milano, dal Principato di Monaco sino alla Bundesliga – finisce qua, in una soleggiata domenica di marzo, quando Aurelio De Laurentiis ha rotto gli indugi e ha invitato a pranzo il suo bomber per sempre: 121 reti più una, quella lanciata a mare aperto, dalla terrazza del «Vesuvio», con un contratto che si può riservare solo a un principe del gol, che è un atto d’affetto (o si può dire d’amore?), è riconoscenza e anche la rappresentazione concreta del Progetto.

Sette anni insieme, senza negarsi neanche un’emozione, prendendosi ciò che la vita (calcistica) ha loro riservato: però mica poteva finire così, senza che nessuno fosse convinto di doversi separare. Mertens ha scelto di nuovo Napoli, l’ha preferita alle lusinghe universali, ha sistemato la propria tenda a Palazzo Donn’Anna, ch’è un luogo incantevole dal quale è stato rapito, e da lì ha deciso di osservare la parabola della propria esistenza: per due stagioni ancora, poi si vedrà a trentacinque anni cosa dirà il fisico e cos’altro il destino, queste sono (eventualmente) preoccupazioni da affrontare tra un bel po’.

E De Laurentiis, che per un po’ aveva lasciato a Giuntoli il compito di «colpire ai fi anchi», ha fatto irruzione a modo suo, anticipando un appuntamento che sabato sera era stato fissato per lunedì e che invece valeva la pena di anticipare, quando s’è avuta percezione del sì: domenica, ore 13, nell’albergo che ne ha viste tante, praticamente tutte, De Laurentiis accoglie Mertens e lo «scorta» fino al terrazzo panoramico, dove ci sono tante cose ancora da dirsi, compreso un’offerta da capogiro. Un attaccante di trentatré anni – filosoficamente – fa fatica a rientrare nell’idea di calcio d’un club che ha sempre privilegiato l’aspetto anagrafico, ma Mertens è «altro», è uno stato della coscienza popolare, è un idolo che ha empatia con la città e con il San Paolo, è un centravanti moderno che può evitare l’eventuale faticosa ricerca di andarne a scovare un nuovo: contratto biennale da quattro milioni netti a stagione, poi un riconoscimento alla firma di due milioni e cinquecentomila euro e, per chiuderla senza che ci fosse spargimento di rimpianto, un bonus da cinquecentomila annui per i gol (la soglia stabilita è a quota venti) e/o per la qualificazione in Champions League

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