Il Bologna si accosta al Napoli senza spavento e senza chiudersi nel guscio. La cosa sorprende gli azzurri che nel primo tempo soffrono le fiammate emotive degli emiliani. La squadra di Sarri però non perde la sua anima, Palacio è un’iradiddio e spesso la difesa balla. Senza Albiol manca un cervello in impostazione ma nella ripresa piace l’atteggiamento.
Reina 6.5
Il riflesso giusto al momento giusto. Una pantera al 26’ quando compie una parata con le gambe su conclusione di Palacio da pochi passi che mette in cassaforte la vittoria. Lui fa quello che sa fare meglio: aspetta in piedi l’arrivo dell’ex interista. Non esce rischiando di travolgerlo. E fa la cosa giusta. Poi tanta attenzione e anche nel finale si fa trovare pronto sul suo palo.
Hysaj 6
Ci mette sempre giudizio, nelle cose che fa. Coraggioso quando c’è da immolarsi per sbrogliare una delle numerose occasioni in cui il Bologna getta palloni nell’area piccole. Poi è quasi sempre un pomeriggio di scintille e gran stridor di denti con Krjci. Un paio di arrembaggi dei suoi nel momento in cui bisognava risalire. A suo modo, affidabile. Infatti lui c’è sempre.
Chiriches 5.5
Quanto soffre Palacio. Non sempre impeccabile, soprattutto nel primo tempo. Qualche sbavatura di troppo ne macchia la prestazione. Vero che non giocava da titolare da un bel po’, ma il modo con cui viene saltato di netto da palacio e Di Francesco qualche dubbbio lo lasciano. Preoccupatissimo di non sbagliare, rinuncia a certe giocate. E forse fa bene.
Koulibaly 5.5
I suoi muscoli di titanio ballano quando sul cross di Di Francesco all’alba della gara si fa trovare impreparato. L’errore non è di poco conto. Rischia la condanna all’inferno per quel fallo di mano che, meno male, Mazzoleni non valuta da rigore. Poi cresce col passare dei minuti, quando capisce che al suo fianco non ha Albiol e quindi certi appoggi non può più permetterseli.
Mario Rui 6.5
Dalla sua incursione propizia la carambola che sbatte prima su Palacio, che è praticamente ovunque, e poi lo sventurato Mbaye. Poco reattivo in qualche circostanza su Palacio, però si sacrifica col suo corpo non gigantesco sul tiro a botta sicura su cui Donadoni reclama il rigore. L’intraprendenza non gli manca, e stavolta anche il piede. Oltre a una discreta sapienza nelle scelte.
Allan 6
La corsa è meno possente e potente di altre volte. Dzemaili lo porta a giocare un po’ più centrale, spesso fuori dalla posizione dove abitualmente fa più danni. Continuo nel rendimento, è bravo e ordinato tatticamente ma addirittura troppo in certi momenti: tiene la posizione e solo quello. Poi per il resto capisce che la gamba non è al top ed evita eccessi in avanti.
Jorginho 5.5
Pulgar e Palacio a togliergli aria e luce e tutto il resto. In prima battuta su di lui c’è sempre il regista bolognese ma l’italo brasiliano sembra a disagio e sotto ritmo per almeno mezz’ora, anche perché tutto il gioco gli passa lontano. Cerca spazi al centro che non ci sono. Quando imposta lo fa con personalità, ma va troppo ad intermittenza. Da lui ci si aspetta sempre di più.
Hamsik 6
Il suo movimento davanti alla difesa è il primo mattone dell’organizzazione offensiva. Poli molto spesso lo perde eppure lui non è che sia particolarmente ispirato. Erroracci non ne fa, eppure si fa fatica a trovare un suo vero lampo. Diciamo una domenica dove ha badato al sodo, senza prendersi lussi e senza verticalizzazioni di particolare pregio.
Callejon 6.5
Messo giù da Masina che è un po’ l’anello debole dalla linea di Donadoni, dopo un tunnel. Accentua la caduta? Impossibile da stabilire. Di certo, si procura il rigore in una fase-chiave dell’incontro. Poi cresce pian piano dopo un avvio senza squilli. Si divora un gol al 16’ dopo un taglio assai sagace. Dà una grossa mano sulla destra a Hysaj a frenare le incursioni di Krejci.
Mertens 8
La Provvidenza in campo. Una partita di sacrificio, a lungo di lotta più che di governo. Poi squarcia le nubi che cominciano ad addensarsi sullo stadio con due gemme, da atleta di talento superiore. Un rigore dei suoi (4 su 4), e poi un tiro morbido e improvviso che è la prova di una condizione fisica e mentale da top player. Perché uno normale un tiro così non lo pensa neppure. E fa 13 in campionato.
Insigne 6
Mbaye un po’ di noia extra fa fatica a concedergliela. Il difensore rossoblù fa un autogol da film horror eppure Lorenzo non sembra apprezzare le concessioni del suo diretto avversario. In altri tempi, gli sarebbe andato via da ogni parte. Lavoro oscuro, di raccordo, con pochi lampi. La brillantezza un po’ gli manca. In certi momenti persino indolente. Ma fa sempre il suo.
Zielinski 6
Dà una serie di strappi che servono a tirar fuori il Napoli dai pochi affanni degli ospiti che ormai erano piuttosto spenti. L’impatto sulla gara è questa volta positivo. Non sempre succede, ma stavolta non gira a vuoto. Anche perché oltre l’ordinaria amministrazione non c’è necessita di andare. Eppure lui non si sottrae, spaziando dalla mediana alla linea di attacco con una certa semplicità.
Diawara 6
Contro la squadra da cui si nascose pur di venire al Napoli, dà vita a una prova da soldatino che ubbidisce all’ordine scritto del suo comandante di limitarsi a non fare sconquassi. E infatti questo fa. Prende il posto di Jorginho e con la sua freschezza è persino più abile a fermare qualche ripartenza. Ma il Bologna del finale di gara è altro avversario rispetto a quello con cui si è scontrato Jorginho.
Rog sv
De Maio negli ultimi dieci minuti impallidisce nel vedere la corsa pulita del croato. Dieci minuti, quelli di Rog. Ormai una certezza. Sarri non fa che piazzarlo nel finale di ogni partita, al di là del risultato in campo. C’è tanta intensità nel suo pressing e l’atteggiamento pare sempre quello giusto. Certo, quando c’è da indietreggiare lascia sempre piuttosto perplessi.
Sarri 7
Contro il povero Donadoni finisce sempre così. Negli ultimi cinque scontri diretti tra Napoli e Bologna il Napoli ha in totale realizzato 22 reti, alla media di 4,5 a gara. Palacio, a 35 anni, fa ammattire i difensori azzurri, ma alla fine Sarri non perde mai la testa. È la partita di campionato in cui la squadra del tecnico di Figline tira di meno (soltanto nove volte). Vince ancora una volta in rimonta. Non è questione di poco conto: ha vinto, infatti, sei delle sette gare in cui è andato sotto nel punteggio. Perché questo Napoli non è solo gioco e purezza, ma è anche anima e cuore. Perché ribaltare un match dopo aver preso gol nel primo minuto (era successo l’ultima volta nell’ottobre del 2014 col Verona) è roba da grandi squadre.
From: Il Mattino.