Napoli, a Milano senza paura ma contro l’Inter servirà di più


CONDIVIDI/SHARE

image

Neanche nelle partite di Champions il portiere del Napoli – Ospina – era stato tanto impegnato e così decisivo. Meret, finalmente tra i pali dopo mesi di travagli per i problemi fisici accusati fin dall’inizio della stagione, ha evitato la beffa della Spal nel finale della terz’ultima partita del 2018, la quarta di fila vinta dagli azzurri che restano a -8 dalla Juve (campione d’inverno con il successo, anche il suo di misura e sofferto, sulla Roma che si è svegliata troppo tardi e non è riuscita ad evitare la nona sconfitta di fila a Torino) dopo una gara cominciata male, sotto ritmo, con riserve che hanno tradito la fiducia concessa da Ancelotti: Rog e Zielinski. La Spal ha adottato nel primo tempo la consueta tattica delle piccole squadre quando vengono al San Paolo schierando fino a otto uomini in area per limitare raggio d’azione e tiri di Mertens e Insigne (il loro digiuno in campionato va avanti dal 2 novembre). La partita si è sbloccata su calcio piazzato, punto debole degli emiliani, grazie al colpo di testa di Albiol. Ma nella ripresa vi è stata sofferenza, con il centrocampo consegnato dal Napoli agli avversari, sempre più incisivi. E subito Meret è stato costretto ad intervenire, ancor prima di quelle prodezze su Paloschi (ma era in fuorigioco) e Fares che hanno chiarito – se ancora vi fossero stati dubbi – perché De Laurentiis ha tirato fuori nella scorsa estate 25 milioni per assicurarsi questo portiere cresciuto nell’Udinese. Un talento vero, come aveva detto Zoff, friulano come lui, guarda caso esploso a Napoli mezzo secolo fa.

Il Napoli pure ha creato occasioni per raddoppiare e ha colpito due legni (traversa alta di Insigne e palo di Mertens). Vi è stato anche un episodio meritevole di attenzione da parte del Var (in cabina di regia c’era Pairetto, figlio dell’ex designatore coinvolto in Calciopoli) ma il braccio di Fares sul tiro di Insigne non è stato preso in considerazione: era fallo da rigore, Ancelotti ha commentato con un’elegante battuta («Hanno cambiato il regolamento e non ce l’hanno detto») anziché alzare il livello delle proteste. Ulteriore conferma dell’assenza di sinergia tra arbitro in campo e arbitro al Var. Si avverte sempre più l’esigenza di un miglioramento della tecnologia, ovvero della modifica del protocollo che rende al momento impossibile l’intervento come nel macroscopico caso di Fares.

Quell’atteggiamento del Napoli, che dovrebbe essere motivatissimo nella complicata caccia alla Juve, sorprende ma fino a un certo punto. Perché anche in altre partite vi era stato un andamento lento. Eppure Ancelotti aveva stavolta limitato il turnover rischiando Koulibaly e Insigne, benché fossero a rischio squalifica per la partita contro l’Inter, e non c’era il problema dell’affaticamento per il turno di Champions. Ma va ricordato che quattro delle ultime cinque vittorie sono state di misura, dopo partite complicate, decise – quelle contro Genoa, Atalanta e Cagliari – nei minuti finali. Si è avvertita fortemente a centrocampo l’assenza di Allan, tenuto a riposo precauzionale in vista della trasferta al Meazza. Che dovrà essere affrontata con tutt’altro spirito per creare un solco tra il secondo posto, meritatissimo dal Napoli, e le inseguitrici. Fin qui mediocre (s’è fatta raggiungere dal Chievo nel finale a Verona), l’Inter è scivolata a -8 dal Napoli, il suo prossimo rivale. Quella del Boxing Day di mercoledì è l’ultima occasione a disposizione dei nerazzurri per recuperare terreno rispetto agli azzurri ed ecco perché servirà una prova di alto livello a Milano. C’è da affrontare Icardi ma anche l’urto di sessantamila tifosi, dunque non basterà una difesa polivalente – Albiol che segna, Koulibaly che spaventa gli avversari nelle due aree – ma servirà un centrocampo di forza e un attacco che ritrovi la via del gol affinché l’astinenza di Callejon, Insigne e Mertens non divenga ossessione. Anzi, un problema. È complicata la rincorsa alla Juve ma la stagione può riservare altre soddisfazioni, come ha ricordato lo striscione esposto ieri pomeriggio nella curva del San Paolo per incitare gli azzurri a lottare per conquistare la Uefa, cioè l’Europa League, trent’anni dopo Maradona.

From: Il Mattino.

CONDIVIDI/SHARE