Napoli, adesso la missione Parigi: perché il sogno non è impossibile


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Tre schiaffi all’Udinese e due punti recuperati sulla Juve. Il bianconero porta bene al Napoli, che segna due gol su tre con le riserve (Ruiz e Rog) in Friuli e approfitta del primo rallentamento della capolista, bloccata dal Genoa in casa. Il calcio è fatto di momenti e di circostanze. Per il Napoli, arrivato in Friuli senza Insigne, la partita era cominciata con l’infortunio di Verdi. È entrato al suo posto Fabian Ruiz, nella linea di centrocampo vi è stato lo spostamento di Zielinski sul lato sinistro e dopo dieci minuti lo spagnolo ha segnato un gol alla Insigne, cioè con un destro a giro, approfittando di un errore dell’Udinese. La quinta rete nel primo quarto d’ora, a conferma della concentrazione della squadra che ha attaccato con vigore fin dalle prime battute, stimolata dal pareggio casalingo della Juve. Il Napoli, schierato con Malcuit a destra (molto bravo il franco-marocchino che aspira alla convocazione nella nazionale campione del mondo) e Hysaj a sinistra, ha continuato a costruire ma non è riuscito a finalizzare (due chance per i polacchi: approssimativo Zielinski, impreciso Milik), subendo alcune ripartenze dell’Udinese che non si sono rivelate letali per l’imprecisione di Lasagna e soprattutto per il tempismo di Karnezis, ex bianconero, schierato al posto di Ospina. Dopo partite difficili per i due portieri azzurri, quella di Udine è stata la terza conclusa senza subire reti ed è un elemento importante perché si comprende che i meccanismi difensivi stanno migliorando intorno a quel pilastro di Koulibaly, a cui il tecnico non ha voluto rinunciare in Friuli benché fosse diffidato e a rischio squalifica per la prossima gara contro la Roma.

Nella ripresa si è intensificata la pressione dell’Udinese, meno tenace l’atteggiamento degli azzurri che hanno cominciato a commettere falli tattici che hanno portato l’arbitro a distribuire ammonizioni e hanno fatto irritare Ancelotti che avrebbe voluto chiudere in anticipo questa partita. Ma il Napoli non sembrava quello del primo tempo, con il gioco che diventava sempre più duro, il clima giusto per esaltare le caratteristiche agonistiche di Allan, un gigante sotto l’aspetto della tattica e del temperamento. Palla gol pericolosa quella di Samir, vicinissimo all’autorete su un cross di Zielinski non raccolto da Milik, poco mobile e poco incisivo e infatti escluso da Ancelotti nel finale. Il tecnico ha provato a stimolare e a riordinare la squadra inserendo Hamsik e facendo avanzare Ruiz accanto a Mertens. Ed è stato Dries a chiudere la partita, mentre si spegnevano le energie dell’Udinese, e a riaccendere la sfida scudetto dagli 11 metri, trasformando il rigore concesso per un tocco di Opoku col braccio, dopo la suspence-Var per la valutazione della posizione di Malcuit. I tifosi azzurri – a inizio del secondo tempo bersagliati dai vergognosi cori razzisti degli ultrà friulani – avrebbero successivamente esultato per la prodezza di Rog, uno dei calciatori ignorati da Sarri e rivalutati in questi mesi. Lo scatto alla Dacia Arena è un segnale fortissimo per la Juve e dà grande carica in vista della prossima missione Champions, ribadendo la capacità di Ancelotti di saper ruotare gli uomini al momento e nel modo giusti.
 

From: Il Mattino.

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