Jack è scatenato. Gioca in Champions come se lo facesse da sempre, invece l’ha quasi soltanto vista in tivù prima di venire al Napoli. In campo, certo, ma anche quando prende la parola alla vigilia della gara con l’Ajax. Non è ancora un profeta del gol ma la strada che ha intrapreso lo può portare lì. Nello stadio di Cruijff ha dato spettacolo, ora c’è la rivincita nello stadio di Maradona. Diego e Johan saranno insieme, magari, anche oggi per assistere alla loro partita. Intanto qui c’è Krol, invitato da Spalletti con una telefonata, a Castel Volturno. Uno di quelli che il calcio totale lo ha fatto, non solo visto. Jack Raspadori parla in maniera lineare. «Sono contento che Osimhen sia tornato, servono tutti per alimentare i sogni di grandezza, c’è un clima di amicizia nel nostro spogliatoio ed è una delle nostre forze». Non male, il benvenuto alla stella nigeriana che si prepara a scalzare Raspa da quella maglia di prima punta. Sogni spalancati e porte chiuse, e quella vertigine che non lascia mai tranquillo il Napoli, eppure lo elettrizza come nient’altro. La bellissima Champions varca le terre da cui non si torna. La bellezza, lo spettacolo. «Dobbiamo lavorare per migliorare e crescere. La gara con l’Ajax di sette giorni fa è già resettata».
La realtà racconta di un Napoli che in Europa non sa essere pratico, non sa cosa significa galleggiare. Le notti più belle di questo inizio stagione esaltante con il Liverpool, i Rangers e l’Ajax. Dice Giacomo Raspadori: «Il match di questa sera è una grande occasione per alimentare l’entusiasmo per cui lavoriamo ogni giorno. Siamo contenti per il ritorno di Victor. Perché più siamo meglio è. Stare in tanti, e bravi, porta ad alzare il livello di tutti. La competizione fa bene, è una cosa sana e aiuta a far crescere ognuno di noi». Una crescita vertiginosa in queste ultime settimane. «Non so se Spalletti è il mio segreto. So però di avere avuto la fiducia del mister fin da subito, e che io ho voluto essere allenato da lui: sentirsi importanti e sentirsi all’altezza della squadra è una cosa non semplice da avvertire. Il vero segreto è un altro: è avere la libertà di potersi esprimere, avere compagni che danno il meglio per poterti fare dare il meglio. Questa squadra ha dei valori unici».
Non è tempo di traguardi da tagliare. È troppo presto. Per tutto. «Il nostro percorso sta andando alla grande. Ma ora occorre andare avanti, alimentare la nostra mentalità. Non è facile, perché nei momenti di euforia si tende ad abbassare la concentrazione ed è in questo che dobbiamo crescere». Alimentare. La parola d’ordine è questa. «Sì, alimentare la nostra voglia di far bene, scendere in campo con forza e coraggio. Il calcio europeo è molto propositivo, ci esalta, ci piace». E si vede. «I cinque cambi? Penso che sia un aspetto positivo per noi giocatori: ci sono tanti momenti in cui metterti in mostra e cercare di essere a disposizione della squadra quando è il momento. Quello che serve è focalizzare il tempo che ci tocca: e poi dare il massimo. I miei gol, la mia prestazione sono lo specchio del valore della squadra. Il risultato del singolo arriva dal collettivo». Attaccante vero, di gamba e di testa. «Sono sempre stato prima punta e quello è il mio posto in campo». Sorride, resta al fianco di Spalletti fino alla fine. «C’è un clima straordinario, c’è uno stadio pieno e i tifosi saranno il dodicesimo uomo. Vogliamo vincere ma meglio dimenticare l’Ajax dell’andata. Stasera è un’altra storia».