Castro colpisce a morte una gara che il Napoli ha dominato ma chi è causa del proprio male, non può che piangere se stesso. Stavolta il turnover iniziale crea degli impacci nel Napoli che forse comincia a patire il ritmo di una gara ogni tre giorni (peraltro il Cagliari ha giocato venerdì in campionato e aveva due giorni di riposo in più). Il possesso palla straripante (superiore al 70 per cento) non si converte in tiri in porta anche perché il ritmo è una specie di ninna nanna per far addormentare i neonati. Il primo pericolo per il Cagliari arriva dopo 23 minuti ed è dai piedi di un terzino. Quella azzurra è una ragnatela di passaggi, ma non si vedono trame efficaci che la sostengono. Il Cagliari si frappone con un umilissimo 4-3-1-2, programmato per attendere nella propria trequarti e ripartire mordendo l’erba. Il Napoli, con quel po’ di bendidio là davanti si scuote nella ripresa: la sconfitta è il sale del calcio. Non c’è un filo di logica ma funziona così
From: Il Mattino.