Napoli, ecco come è rinato Zielinski: il polacco è di nuovo l’arma in più


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Di partite, fin qui, ne ha saltata solo una, quella contro il Sassuolo in Coppa Italia. Perché nonostante qualche prestazione deludente di troppo, Piotr Zielinski resta un punto fermo anche del Napoli di Carlo Ancelotti. 25 anni da compiere a maggio e un rendimento altalenante per lui nella prima parte di stagione, il centrocampista polacco che si era affermato in azzurro come alter ego di Hamsik nelle ultime annate era partito forte: titolare all’esordio con la Lazio in campionato, due gol per ribaltare il Milan alla prima dell’anno al San Paolo.

Lo spostamenti di Hamsik regista gli aveva regalato lo spazio che richiedeva. Un «finale» che sembrava annunciato per chi, come lui, aveva bisogno solo della giusta continuità. Invece non tutto è andato come sperato quando dal 4-3-3 di stampo sarriano che ne esaltava le caratteristiche il Napoli è passato ad un più quadrato 4-4-2. Quale ruolo per Piotr? I due spot centrali della mediana sono prenotati da Hamsik ed Allan, sugli esterni spazio a Callejon e all’ultimo arrivato Fabián: l’esplosione dello spagnolo arrivato in estate dal Betis è forse il colpo più duro da digerire, con Ancelotti che ci mette poco a renderlo faro e punto di riferimento per chi va in campo. La titolarità vacilla e nei match più importanti Zielinski non c’è: in Champions gioca dal primo minuto solo il match d’apertura con la Stella Rossa, mentre resta in panchina con Paris Saint Germain e Liverpool, pronto a subentrare solo nel finale.

In Italia Carletto gli concede qualche chances in più, spesso tradita: Zielinski non sembra adatto a fare l’esterno alto di un 4-4-2 che deve trasformarsi ad ogni azione. Da qualche settimana, però, il processo di apprendimento del polacco sembra finito: anche contro la Sampdoria sabato sera Piotr è tornato a giocare sugli standard che l’avevano fatto apprezzare dal pubblico del San Paolo e gli avevano portato i complimenti dei manager migliori d’Europa, Klopp in testa. Il motivo? Facile. Ad Ancelotti è bastato spostare di qualche metro le pedine, modificare la fase di transizione offensiva e consentire al centrocampista maggiore libertà negli spazi di campo con un ritorno all’origine. Il resto lo fa tutta l’intelligenza calcistica del polacco.

Ecco, dunque, che il 4-4-2 si trasforma con Zielinski: il polacco si abbassa sulla linea dei difensori quando serve dare una mano in fase di chiusura, aiuta spesso e volentieri l’esterno dal suo lato e poi è pronto a ripartire in avanti. Il taglio del campo è una delle mosse che stava facendo saltare il banco a Milano e ha portato ai gol contro la Sampdoria: non è un caso che nelle due trasferte milanesi, chiuse comunque in negativo, Zielinski si sia dimostrato il più pericoloso, fermato solo dalle chiusure di Asamoah sulla linea prima e dai guantoni di Donnarumma poi. Il gol di Insigne contro la Samp nasce proprio da una sua cavalcata per vie centrali in contropiede, apre il campo e consente al napoletano di lanciarsi in area alla ricerca del gol.

I due playmaker della trequarti napoletana sono proprio Insigne e Zielinski. E quando la palla è tra i piedi di Lorenzo, Piotr è libero di inserirsi in area. Più volte lo si vede chiamare anche con la mano il taglio davanti al portiere avversario, con il connazionale Milik a fargli da boa, Insigne arretrato a gestire il gioco e lui pronto a sfruttare le distanze della difesa opposta.

Situazione interessante, poi, si è vista spesso nella ripresa del match contro i blucerchiati: sul lato sinistro il Napoli è andato a ricomporre spesso il «triangolo» offensivo che era la normalità negli anni di Sarri. Cambiano, in parte, gli interpreti ma non il risultato: Insigne si sposta sul lato, Mario Rui sale a supporto e Zielinski taglia alle spalle dei difensori che a quel punto giocano in uno contro uno o sono addirittura minoranza. 

Qualcosa potrebbe cambiare, ora, con la partenza di Hamsik: Zielinski è stato già provato più volte da centrale con Ancelotti, ma sembra essere più una soluzione di ripiego rispetto al normale utilizzo. La «sua» zona di campo resta quella più avanzata, pronto a fluttuare tra le linee per concedere al Napoli la giusta spinta offensiva, ma con il giusto lavoro anche da playmaker può dare una mano. Con lui e Fabián, 46 anni in due, pronti a prendere le redini degli azzurri.

From: Il Mattino.

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