Lo scudetto? Per ora a Luciano Spalletti, scottato dalla reazione di una parte della piazza napoletana a fine aprile, interessa soltanto essere lo scudo. Dei suoi giocatori. Non vuole che il picco di entusiasmo che si registra in città dopo gli acquisti e i 6 punti (con 9 reti) nelle prime due partite di campionato abbia effetti negativi su una squadra in costruzione. E non è un caso che. dopo aver assistito al Kwara-show nel tempio di Maradona, Luciano si sia soffermato su un aspetto che riguarda il giovane georgiano: «Avverte la pressione».
Spalletti ha cercato di creare subito il feeling con Napoli, sollecitando l’appassionato sostegno della gente appena è sbarcato in città. Aveva come obiettivo la Champions e lo ha centrato, dunque rimase colpito dagli attacchi per quella corsa scudetto bruscamente interrotta a Empoli. E adesso vuole comprensibilmente seguire la politica dei piccoli passi, aspettando i miglioramenti dei singoli e della squadra, in cui sono stati appena inseriti Ndombele, Raspadori e Simeone. È il primo a sapere che il Napoli macchina da gol dovrà presto affrontare prove più impegnative. Le prossime trasferte degli azzurri saranno sui campi di Fiorentina, Lazio e Milan. E, prima della missione al Meazza, ci sarà il debutto in Champions League.
La passione – è la tesi di Luciano – va correttamente incanalata per evitare che vi siano condizionamenti per gli sbalzi d’umore di una parte della tifoseria che ama il Napoli ma non il suo presidente e che è stata anche critica con l’allenatore per quanto accaduto nella parte finale della scorsa stagione, attribuendogli scelte di formazione sbagliate. Forse è il caso di tornare a indossare metaforicamente una maschera come fece il suo collega Bianchi quasi quarant’anni fa, quando venne scelto da Ferlaino e Allodi per allenare il Napoli. Si fingeva distaccato dall’ambiente e viveva in albergo (come Spalletti). Anche lui voleva fare da scudo alla squadra. E fu scudetto.