Un punto meritatissimo buttato al vento per l’ennesimo assurdo errore difensivo, quando alla fine della partita contro la Lazio mancava una manciata di minuti.
Dopo avere offerto su un piatto d’argento la vittoria all’Inter, gli azzurri si sono ripetuti contro i biancocelesti, con quel clamoroso pasticcio di Ospina – a cui hanno collaborato Hysaj e Di Lorenzo – che si è fatto sottrarre il pallone da Immobile, al ventesimo gol nel girone d’andata. Festa della Lazio, che si esalta nei finali di gara, per la decima vittoria consecutiva; per il Napoli l’amarezza di aver bruciato un’ottima chance in una partita giocata bene, con un chiaro progresso tattico e fisico, a dispetto delle pesanti assenze in difesa (Meret, Koulibaly e Maksimovic) e in attacco (Mertens). Aveva ragione Gattuso: il Napoli sta crescendo e infatti ha messo in difficoltà una delle migliori squadre, quella che ha i titoli per insidiare Juve e Inter nella sfida scudetto.
LEGGI ANCHE Napoli, Gattuso si prende le colpe: «Chiedo io al portiere di giocarla»
Tuttavia questi miglioramenti, in particolare di Insigne (si vede anche in campo il feeling con Gattuso), non sono stati sufficienti per strappare il punto. C’è stata la sfortuna, sotto forma di palo colpito (quello di Zielinski al 68’ è stato il quattordicesimo in 19 giornate), ma c’è stato soprattutto l’ennesimo pesante errore della difesa, causato da Ospina, che fino a quell’intervento su Immobile era stato efficace. Così il Napoli è tornato a mani vuote ed è scivolato al decimo posto in attesa delle partite di Bologna e Verona.
La Lazio è stata ben contenuta nel primo tempo dagli azzurri, attentissimi nella fase difensiva, con la solida coppia Di Lorenzo-Manolas. Poi Insigne ha preso la squadra per mano nella ripresa ed è partito l’assalto mentre Inzaghi serrava le linee per attirare gli azzurri in una trappola e ripartire in contropiede. Una strategia che il Napoli ha impedito perché ha giocato una ripresa ad alti livelli. L’effetto del lavoro di Gattuso si vede sul piano fisico e anche psicologico, perché gli azzurri hanno giocato con personalità a Roma. La conferma dalle statistiche: il 59 per cento di possesso palla, 11 tiri contro 7, 579 passaggi riusciti contro 350. Insigne è stato brillante e ha impegnato due volte Strakosha, laddove Milik non è stato mai pungente. Ma un’alternativa al polacco non c’è: Llorente dopo la fiammata di settembre è diventato un ornamento e Mertens si è messo da una settimana nelle mani del fisioterapista belga, chissà quando si rivedrà su questi schermi e in quali condizioni mentali.
La sconfitta all’Olimpico, stadio vestito a festa per i 120 anni della Lazio, come un ceffone in pieno viso. Gattuso si è assunto la responsabilità della sconfitta, ricordando che chiede lui la partecipazione del portiere al gioco. Il Napoli che cresce gli piace, lo diverte, ma lo vorrebbe «pensante», in grado cioè di mettere a frutto le proprie idee. A Roma vi è stata una auto-beffa nel momento migliore: era accaduto anche sei giorni fa, nel secondo tempo della partita contro l’Inter, l’assalto degli azzurri a caccia del pareggio vanificato dall’errore di Manolas, quel passaggio a Lautaro. Zero punti nei primi 180’ del 2020, il motivo di conforto è in una squadra che si sta ritrovando e che avrà tra poche ore a disposizione i rinforzi per il centrocampo. Fabian deve aver capito che intorno a lui tira una brutta aria e infatti si sta svegliando dal suo torpore, anche se la collocazione in campo lo ha condizionato: deve giocare più avanzato. La squadra rischia di trovarsi fortemente in difficoltà con questi negativi risultati (nelle ultime 10 giornate una sola vittoria, media da retrocessione), possono salvarla e rilanciarla prestazioni come quella all’Olimpico, anche se là davanti bisogna avere peso e concretezza: 9 gol nelle ultime dieci partite hanno fruttato la miseria di sei punti. L’attacco è oggettivamente debole, tant’è che il rinforzo estivo è stato uno svincolato, il 34enne Llorente. Inesistente in questi mesi Lozano, pagato fior di milioni. Gattuso aspira al filotto vincente e a far rivedere la squadra di due anni fa, allenata da Sarri. Ma Koulibaly, Insigne, Callejon e Mertens non sono più quelli: e allora come si fa?
Il Napoli torna in campo martedì al San Paolo, primo round di Coppa Italia contro il Perugia, la prima squadra nella carriera di Gattuso. Un anno fa il Milan di Rino eliminò gli azzurri di Ancelotti, presentatisi con aria di sufficienza al Meazza, dove vennero castigati da Piatek, il bomberino finito poi nel dimenticatoio. Il Milan si è affidato al 38enne Ibrahimovic, l’evergreen tornato al gol – in rossonero – ieri a Cagliari. Vedremo dove questa squadra riuscirà ad arrivare con Zlatan (ha intanto superato il Napoli), certo la sua presenza è stata una scarica di adrenalina. Lo svedese era stato anche un pensiero di De Laurentiis, che ha poi fissato l’attenzione altrove, prendendo due centrocampisti in 48 ore, Demme e Lobotka: mai così veloce la società nelle operazioni di mercato perché il delicato momento esigeva la massima urgenza. Il tedesco di origini calabresi e lo slovacco possono dare solidità a un reparto che ha frequentemente sbandato in questa stagione: uno dei risultati di un mercato sbagliato.