Il viola porta male, si sa. Non solo in televisione come vuole la tradizione, ma anche sui campi di calcio, specie quando di mezzo c’è il Napoli. E i napoletani, scaramantici per antonomasia, lo hanno appreso con l’esperienza. «Allora non era l’albergo, era proprio la Fiorentina»; «Ogni volta sempre la stessa storia», scherza qualcuno sul web. Uno stop che fa sbiadire il sogno scudetto, ma non lo spegne del tutto. Altre sei storie da scrivere (sette per l’Inter, che intanto sorride) con il Milan che pareggia a Torino e una classifica che dice che ancora tutto è possibile: difficile infatti pensare che le milanesi, dopo quanto visto nelle ultime prove, riescano a fare un filotto di vittorie da qui alla fine. E allora la speranza resta, e qualcuno ricorda anche quella striscia positiva lunga ben otto gare che invece gli azzurri hanno già dimostrato di saper ottenere a inizio stagione.
Eppure stavolta qualcuno aveva alzato la testa e aveva osato pronunciare la parola scudetto anche a Napoli. Dopo l’ennesima sconfitta in casa però tutto rimangiato e torna il tabù, che forse fa anche da scudo alla delusione. Non è bastato il Maradona pieno, il dodicesimo giocatore è ormai poco incisivo. Anzi qualcuno ne fa una lettura originale: «San Paolo si sarà arrabbiato dopo che hanno cambiato il nome dello stadio, perciò vinciamo solo in trasferta».
E mentre la squadra di Italiano festeggia come se avesse vinto la Champions, continuano le analisi dei fantallenatori su questo finale di campionato. E ci sono alcuni punti su cui quasi tutti concordano: troppe difficoltà a finalizzare in attacco, troppe disattenzioni anche da parte di un intoccabile come Koulibaly, Politano e Zielinski che faticano a rientrare in condizione, nell’uno contro uno solo Lobotka è riuscito ad avere la meglio sugli avversari, Osimhen così marcato da solo è uno spreco, con Igor che non lo ha mollato un secondo. Ma soprattutto Mertens che ancora una volta conferma di poter fare la differenza e che forse merita più spazio da qui alla fine: proprio lui infatti è riuscito a riaccendere il match firmando il momentaneo pareggio. «Senza Ciro la palla non entra in porta. Nel primo tempo poteva finire 3-0, e invece nessuno la butta dentro, ci voleva Ciro!», nota qualcuno. Dibattito aperto invece su Mario Rui: qualcuno lo chiama maestro anche per l’assist vincente servito ad Osimhen sul gol del 2-3, altri lo ribattezzano tallone d’Achille degli azzurri. Solo applausi invece per Zanoli, che anche stavolta ha confermato di essere pronto ai grandi palcoscenici con una prestazione di grande attenzione.
E intanto, guardandosi intorno, i napoletani sentono una strana sensazione di confusione: stavolta pare che il titolo non spetti alla migliore, ma alla meno peggio. Sicuramente un campionato ancora aperto e ricco di emozioni, anche se sono tanti i tifosi che ormai parlano di «effetto Marotta»: il dirigente sportivo sembra infatti spostare i flussi scudetto da Juve a Inter. «È evidente che vogliono aiutare i nerazzurri»; «Gli errori arbitrali stavolta favoriscono sempre loro», commentano i malpensanti.
Nell’ultima giornata di Serie A è sicuramente la squadra di Inzaghi a sorridere, che con una gara in meno approfitta dei risultati delle avversarie e si porta a pari punti col Napoli. «E tanto che hanno fatto fanno recuperare la gara col Bologna ben quattro mesi dopo», sottolinea ancora qualche osservatore. Ed è ora l’unica squadra pienamente padrona del proprio destino: se dovesse vincere tutte e sette le gare l’Inter cucirebbe sulla maglia il secondo scudetto consecutivo. Milan e Napoli invece devono aspettare passi falsi delle avversarie, sperando di non sbagliare più. E in quest’ottica gli azzurri sono quelli messi peggio. Ma la matematica non è un’opinione, e il Napoli deve ancora crederci. «La quota scudetto si è abbassata a chi segna questo, vince», ironizzano i tifosi.
Ma dopo 32 anni Napoli è affamata: sei giornate per scrivere la storia di una città. E la Pasquetta per i napoletani è sacra: molti però rinunceranno perfino alla scampagnata per restare accanto alla squadra: con la Roma, di nuovo in casa, potrebbe essere la partita decisiva. E qualcuno già implora: «Vi prego, non fatemi rimanere il casatiello sullo stomaco».