Pronto un contratto fino al 2023 per il tecnico: il presidente lo ritiene funzionale e vuole dare continuità al progetto
Il progetto, ora che pure gli (ultimi) spigoli sono spariti, continua: e qui va così, quando si può, non si cambia mai pure per il semplice gusto di farlo. E’ da sedici anni, ormai, che De Laurentiis ha indicato una ed una sola strada, sa d’un calcio quasi estraneo a questo Paese, perché privilegia una filosofia aziendale che ha radicato in sé un concetto: la continuità. Talvolta, è pure una questione di pelle, e ora che con Gattuso si sono definitivamente presi, dopo aver attraversato assieme dieci mesi con dentro tutto ciò che ci è noto, hanno capito d’essere fatti l’uno per l’altro. Sino a prova contraria. Però, prima che cominciasse Benevento-Napoli, hanno parlato, e sembra vogliano farlo anche dopo, quando il derby sarà finito: a cena certi discorsi vengono meglio, c’è la possibilità di guardarsi negli occhi, di sussurrarsi le parole giuste, quelle che non sempre restano avvolte in un pallone, e nel menù della serata, ovviamente, c’è finito il rinnovo che sembra imminente.
Ricominciare da tre ci sta, proprio qui poi: perché c’è un biennale pronto, che partirebbe dal 2021 ed atterrerebbe (almeno) sino al 2023, depurato dalle condizioni che fanno venire l’allergia a Gattuso e però condito da quelle alle quali Adl non sa dire di no, perché le ritiene funzionali. E costruiranno assieme, con Giuntoli, ancora quel Progetto che vive e che consente di presentarsi a Benevento con le idee chiare e prospettive invitanti: restare tra le grandi, evitare di pronunciare (pubblicamente) la parola magica e però anche «perfida».
Però, intanto, è vietato distrarsi, perché il Napoli ha già dato e Gattuso, senza alzare la voce, l’ha spiegato che la sconfitta contro l’AZ gli ha rovinato l’umore: ma il campionato è un’altra storia, che va risistemata, aspettando che l’iter della giustizia sportiva definisca il passato più recente. Tre partite giocate e dodici gol segnati, uno solo subito, per ritrovarsi ad otto punti, perché per il momento la penalizzazione sta lì, come un macigno. Sul campo, c’è l’en plein, ma è una tenera illusione che svanisce rileggendo la classifica.
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