La nottata non è mica passata. Alle 10 del mattino, quando la squadra scende in campo a Castel Volturno per la rifinitura del giorno dopo, i volti sono ancora stanchi. C’è la sgambatura e il timore che Gattuso continui con la predica della sera prima. Ed è esattamente quello che fa. Ringhio non dà scampo ai suoi, li affronta con un discorso severo, una analisi spietata del primo tempo di Rijeka e un confronto a muso duro, con toni accesi. Nessun calciatore riesce a trovare una giustificazione. Il punto chiave sono gli atteggiamenti tattici individuali che Ringhio definisce «incomprensibili».
Due chiacchiere a modo suo. Del resto il ricorso a metodi ispirati ai bei vecchi maestri di scuola, quelli che menavano bacchettate sulle dita, sembra il più adatto per uno spogliatoio che in certi momenti volta le spalle in maniera improvvisa. Non ha voluto attendere stamane quando davanti al video, nella sala grande, verranno riproposte le amnesie della gara con il Rjieka. Ha mostrato ai suoi come la sua rabbia non è ancora sbollita. Già, perché Gattuso non ha girato pagina tanto facilmente e prima di partire per Bologna pretende che la squadra rivisiti la notte degli orrori di Fiume. Li ha perdonati dopo il Sassuolo ma non dopo giovedì. Ha rivisto con loro tutto il primo tempo, quell’atteggiamento da gita che proprio non può essergli andato giù. «Io non mi sono mai sognato di giocare nella mia carriera come avete fatto voi», ha urlato. Gattuso ha il sangue alla testa. Il suo braccio destro Gigi Riccio e gli altri dello staff sono stati con lui fin quasi al tramonto: il Napoli deve cambiare atteggiamento. O in un modo o in un altro. Non ci saranno esclusioni eccellenti al Dall’Ara, ma attenzione perché qualcosa verrà cambiato con il ritorno di Zielinski. E uno dei big in attacco verrà escluso. La tentazione, anche se non già domani, è quello di riproporre il 4-3-3 perché il modulo con le quattro punte, scolpito nella pietra fino ad adesso, mostra delle piccole crepe. Serve un piano B e Gattuso ci sta pensando. Ma finché il polacco non sarà al top (e domani difficilmente sarà in campo dal primo minuto) si va avanti su questa strada. Il ritorno di Piotr può portare al ritorno al 4-3-3. Magari con Mertens che qualche volta può riproporsi falso nove. Come a Parma.
LA RABBIA
Lo sfogo nell’intervallo resterà nella mente degli azzurri. Ma anche le parole durissime, le accuse laceranti di ieri mattina non saranno facili da dimenticare. Almeno questo si augura Gattuso. Quel primo tempo autolesionista è figlio di una svogliatezza immotivata. Una prestazione spettrale, per certi versi: vanno bene i tre punti. Ma solo quello. Gattuso pensa a un segnale da mandare alla truppa che è ancora troppo incline ai crolli improvvisi, agli approcci sbagliati. Rino ieri era inquieto: ripete, come un ossesso, che gli sembra «di essere tornato indietro nel tempo», a quel Napoli di fine stagione scorsa che sembrava essere stato cancellato. A Rijeka è scattato il campanello d’allarme e non vuol far finta di nulla. Ha avuto un altro colloquio con De Laurentiis che ha chiesto i motivi della prestazione con il Rijeka. Il clima è sereno tra il presidente e l’allenatore, con i rappresentati legali che sono al lavoro per preparare il contratto che legherà Gattuso al Napoli fino al 2023 (la firma potrebbe arrivare durante la sosta delle nazionali). A Bologna per il riscatto. Una nuova inquietante tendenza collettiva alla frana psicofisica non verrà tollerata. Guai a scendere in campo con la testa altrove. Il Napoli è avvisato.