Il fitto calendario ha convinto il presidente: no a scelte affrettate però l’idea di una nuova soluzione non è stata abbandonata
Il pericolo ora «s’annusa» per davvero e il «veleno» è tra le pieghe di quest’altra settimana attraversata nel nulla più assoluto, contando ciò che resta del Napoli e dei suoi sogni divenuti (ir) realizzabili: da Genova a Bergamo, ci sono ferite che addolorano e però è quando il gioco si è fatto veramente duro che Aurelio De Laurentiis s’è messo a meditare, perché questo è il momento delle scelte, dunque il suo, che meritano attenzione e inducono alla cautela. Quando Atalanta-Napoli è finita e se n’è andata anche la filastrocca che ci fosse ancora vita intorno ad ogni probabile e possibile obiettivo, nel ventre d’uno stadio vuoto, in quel silenzio soffocante, il futuro ha assunto i contorni sbiaditi d’una notte triste e preoccupante, vissuta soffrendo ancora e ballando tra le ombre di decisioni che sono lì e lì restano, almeno sino a prova contraria: niente più Coppa Italia, dunque, ma il campionato – con la corsa verso il quarto posto, traguardo irrinunciabile per chi ha un monte ingaggi da cento milioni e passa – ha bisogno di essere vissuto evitando, per il momento, ulteriori turbolenze.
Ma ci sono le attenuanti generiche che il destino ha sparso ancora dinnanzi all’ennesimo crocevia, la sfida con la Juventus, e senza mezza squadra, si può dire che non sia la stessa cosa. C’è un peso massiccio, e anche insopportabile, in quel fardello delle dieci sconfitte che rappresentano indizi, anzi prove, d’un disorientamento collettivo che coinvolge anche Gattuso ma l’ultima spiaggia, in realtà, è stata spostata un pochino più in là, e adesso non si sa neanche se possa trovarsi, nella peggiore delle ipotesi, immediatamente dopo la cosiddetta madre di tutte le partite.
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