È l’uomo della Domenica, anche se si sente sempre quello
più scarso. Stefano Sorrentino, portiere del Chievo, dopo
trenta gol subiti, riesce a sfangarla, a non subirne: complice il
palo della sua porta e a regalare il primo punto a Domenico Di
Carlo che tornava sulla panchina dopo i disastri di Gian Piero
Ventura. Ferma il Napoli facendo poco o niente, come suggeriva il
grande Aldo Moro, ma per altre partite molto più importanti.
Si limita ad aspettare che gli attaccanti del Napoli e persino il
suo difensore centrale la mettano fuori. Ha portato la sua fortuna
e anche parte della sua bravura sulla linea di porta guardando i
palloni finirgli ai lati, come sulla mezza rovesciata di Kalidou
Koulibaly, o sul palo colpito da Lorenzo Insigne che lo aveva visto
già arreso. Per il resto, c’ha messo mani e piedi, corpo
e mente, e astuzia. È stato bravo sui tiri di Dries Mertens
e José Maria Callejon e sulla punizione calciata da Insigne,
anche se tutto di normale amministrazione per un portiere di
esperienza come Sorrentino, che si è fatto un giro di due
stagioni all’AEK Atene e una al Recreativo de Huelva. Poi al
Chievo nella stagione dell’impresa, un ammutinamento da
capitano a Palermo, prima del ritorno al Verona. È un
vecchio pirata dell’area di rigore, e dello spogliatoio, che sa
evitare i gol e cadere alla difesa senza farne drammi, o soccombere
sotto i colpi di Cristiano Ronaldo e sorriderne.
From: Il Mattino.