Certo, giocare bene e vincere perché la Champions non può e non deve sfuggire. Come no? Magari con altri tre punti da conquistare stasera nonostante le positività di Koulibaly e Ghoulam, le indisponibilità di Mertens e Fabian e i malanni di Insigne e Petagna. A parole, tutto normale. Il quarto posto è lì a portata di mano ma l’ultima mannaia è un colpo durissimo sulle ambizioni degli azzurri. Eppure senza la Champions sarebbe una mazzata alle ambizioni del club azzurro, forse al suo stesso progetto. De Laurentiis dovrà la prossima estate tagliare in maniera cospicua il monte ingaggi, con o senza ritorno in Champions: da 110 milioni di euro del 2020 ad almeno 85 milioni. Basti pensare che i mancati incassi incideranno nella misura di almeno 20 milioni di euro (la stima delle ultime due stagioni). E la questione dell’ingresso dei Fondi non cambierà lo scenario, tant’è che De Laurentiis si è anche messo di traverso perché non vuole cedere alla governance esterna. Il miliardo e 700 milioni di euro garantiti dei Fondi (al Napoli 101,2 milioni in cinque anni) fanno gola ai club in difficoltà. De Laurentiis propone, nel caso, un prestito bancario: ma tante società (non il Napoli) di debiti con le banche ne hanno già troppi.
Prendere parte alla Champions significa incassare almeno 45 milioni di euro. Il minimo, ovvero anche senza passare gli ottavi (lo scorso anno, quello dell’eliminazione da parte del Barcellona, sono entrati in cassa 65,8 milioni di euro). Ecco, venendo meno gran parte degli incassi strutturali, il Napoli ha bisogno dei soldi dell’Uefa e di fare plusvalenza. Ma De Laurentiis sa bene che anche questo 2021 non sarà l’anno giusto per vendere bene. Secondo un esperto di mercato come Oscar Damiani, per esempio, dalla cessione di Koulibaly il Napoli non potrà pensare di intascare, eventualmente, più di 50 milioni di euro. La metà di quello che era pronto a pagare il City nel 2019. Non è facile fare i conti del dramma legato al Covid-19.
Il Napoli grazie a una lunga serie di bilanci in utile è il club più liquido della Serie A e probabilmente tra i più liquidi in Europa. In cassa c’erano più o meno 100 milioni di euro. E non ci sono debiti finanziari. Non stupisca, quindi, come il Napoli abbia già pagato tre mesi di stipendi (22 milioni di euro circa) mettendosi in regola e che non abbia la fretta di altri nel cedere ai Fondi la partecipazione del 10 per cento della MediaCompany in Lega. Il problema sono gli scenari: De Laurentiis e gli altri padroni della serie A vedono nero non solo in questa stagione ma anche in quella successiva. Si venderà poco (e il mercato di gennaio lo ha già dimostrato che quasi tutti sono rimasti al palo) e quindi club come il Napoli non potranno investire come invece hanno sempre fatto dalle plusvalenze. Sono gli introiti dei diritti tv che aiutano a tenere su il mondo del calcio, ma anche qui non si sa fino a quando. E in che misura. Da qui, l’obbligo economico per il Napoli di acciuffare gli incassi della Uefa. Per questo De Laurentiis è teso perché per il secondo anno consecutivo non può correre il rischio di non prendere parte alla spartizione del jackpot milionario della grande Champions. Peraltro è evidente come il timore sia legato anche alle perdite commerciali perché tante aziende potrebbero non rinnovare la propria partnership. In questa prospettiva, solo la Champions è garanzia di introiti. Certo, mancano gli incassi milionari dei grandi big match d’Europa, ma senza le coppe il fatturato del Napoli scenderebbe sotto i 200 milioni di euro. I compensi contrattuali dei calciatori sono stati pari a circa 110 milioni lordi. Andrea Pirlo, allenatore della Juventus, è convinto della competitività degli azzurri: «Loro sono attrezzati anche per rientrare nella lotta per lo scudetto, questa è una stagione molto strana e particolare», spiega alla vigilia del big match della Roma. Giallorossi che recuperano Dzeko. «Gli ho parlato, abbiamo chiarito – dice il tecnico Fonseca – stasera sarà in panchina con noi».