Napoli in ritardo, vittoria a metà: brilla solo la stella di Kvaratskhelia


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Inviato a Castel di Sangro 

No, questo non è il Napoli che ha in mente Spalletti. Non può esserlo. O perlomeno non lo è ancora. A dieci giorni dall’esordio in campionato, solo per qualche breve momento si vede la squadra che aggredisce e che tiene tra le mani le sorti del proprio destino. Palleggio e verticalizzazione, compattezza e unità. No, non è un bel Napoli. Vince per 3-1 (e prende gol per la quarta amichevole consecutiva) con il Girona ma le amnesie e le difficoltà mostrate non devono essere prese sotto gamba. Cosa che Spalletti non intende fare. Il Napoli vince dopo la vorticosa girandola di cambi (fuori in nove tutti d’un colpo dal 67’), quando sotto il profilo tecnico il test-match ha preso una piega diversa. La stella è sempre Kvaratskhelia. Sia chiaro, ha avuto un valore relativo il pari con il Maiorca e lo ha pure questo successo con il Girona. Ma la gara di ieri ha fornito solo poche indicazioni davvero positive. Chiaro, in questo periodo della stagione, sarebbe folle pretendere che gli azzurri possano coprire il campo a velocità supersoniche. Ma il passo è lento. E quando non lo è, arriva qualche emozione in più come quando Lozano consente a Osimhen di prendere la parte alta della traversa. Ma in fase realizzativa il Napoli ha fatto poco quando in campo c’erano i pesi massimi. Poi, con i cambi, qualcosa è cambiato. In ogni caso, centrocampo è apparso meno sfilacciato di altre volte, ma è la difesa che ha balbettato. Anche se, dato positivo, in almeno cinque-sei circostanze si è vista un’azione corale di recupero del pallone e di contrattacco immediato.

Fa fatica, la manovra azzurra. Con Anguissa piazzato in mediana. E colpisce il fatto che il Napoli non arriva mai in porta con pochi passaggi. Quando riesce a farlo è per merito di Fabian che ha dei piedi di fata (e per questo sono inspiegabili i suoi black out) ma verticalizza per solo due volte nel primo tempo: la prima volta, porta Lozano al cross che costringe David Lopez alla scivolata e all’autogol per anticipare Osimhen (è il 26’). E la seconda volta consente a Osimhen di attaccare la profondità anche se poi la conclusione sbatte contro un difensore. Ecco, certo è un Napoli meno contratto rispetto alle ultime due amichevoli giocate qui ma che sbaglia ancora tantissimi appoggi. Con Mario Rui, per esempio, ma anche con Kim che a volte sembra eccessivamente superficiale (e meno male che al suo fianco c’è Rrahmani decisamente più lucido). I nuovi arrivati stanno inserendosi negli schemi di Spalletti al passo giusto: Kvara entra dopo venti minuti al posto di Politano che ha accusato un dolore al polpaccio sinistro, si muove tantissimo ma non viene servito come desidera. Si accentra per cercare spazi e dare il via alla sua fantasia. E nel gioco aereo, in ogni caso, una delle armi annunciate da Spalletti, Osimhen non viene sfruttato (se non una volta, nella ripresa, quando scheggia la traversa). Di cross ce ne sono pochi e in realtà nel primo tempo quasi mai nel gioco degli azzurri si cercano le fasce. Per non parlare di tiri in porta: perché a parte la scivolata dell’ex centrocampista voluto da Benitez, di conclusioni neppure l’ombra. 

 

No, non è ancora una bel Napoli. E allora Spalletti nel secondo tempo parte con gli stessi uomini, provando a migliorare il pressing che pure, rispetto a domenica con il Maiorca, è assai migliorato. Interessante, in fase di non possesso, osservare come anche Kvara (tra i più illuminati nella ripresa) si impegni nelle coperture. Ma, al contrario di Insigne, quando il pallone inizia a camminare, lui è già abbondantemente nelle metà campo del Girona. Dopo 3’ Juan Carlos combina un patatrac nel rinvio, ma Osimhen sbaglia un gol facilissimo. Meglio l’inizio della ripresa, senza dubbio. E pochi istanti dopo, proprio sfruttando la stessa aggressività, è Kvara a fallire il raddoppio. Spalletti è lì a bordo campo che urla consigli su come realizzare il pressing sui portatori. È l’idea del Napoli che ha. Ci vuole il fuoco dentro, e la benzina nelle gambe. Ma di questi tempi, sarebbe esagerato pretenderli. Ma poi arriva il gol degli spagnoli, con la linea schierata. Certo, bravi ma Lozano si addormenta sulla copertura di Saiz che liberissimo serve per Castellanos che sbuca alle spalle di Kim e Rrhamani e beffa Meret (che stavolta non ha alcun tipo di colpe). È 1-1. Clamoroso il rigore negato a Lozano al 62’ che subisce una spinta in area di Arnau. Poi c’è il palo di Yan Couto con la difesa ancora in versione estiva. Con il crescere della stanchezza, aumentano le azioni. Perché le squadre si allungano. E ci sta. E consente a Lozano di costruire l’azione che porta alla traversa di Osimhen di testa. Tutto in velocità. Per un’ora e dieci minuti, Luciano spreme i suoi titolari. Non gli dà tregua. Poi arriva l’incredibile girandola di cambi: ne cambia la bellezza di nove (bene Zerbin). Lasciando solo Meret e Kvara in campo. Il Girona ne cambi ne fa pochissimi, e si vede. Il crollo è fisico. Prima arriva il gol di Petagna e poi il 3-1 su calcio di rigore di Kvaratskhelia (che esce dal campo dolorante: ha rimediato un trauma al setto nasale). Spalletti appare sereno: «Ho visto errori, ma siamo sulla strada giusta. Lo scorso anno siamo stati la miglior difesa ed è proprio la difesa il miglior modo per prendere slancio. Meret? L’ho visto bene, ma anche lì avremo due doppi. Lui è uno, ma ne stiamo cercando un altro di portiere. Kvara? Ha potenzialità, è tecnico, punta l’uomo». 

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/napoli_girona_analisi_pino_taormina-6852496.html

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