Gli allenatori come Gattuso sono creature di nervi e sangue, non indossano armature o maschere. E nervi e sangue sono le materie prime della passione. Dunque, se a Gattuso urlano terrone di m… e altra roba del genere, per di più dalla panchina della squadra avversaria, ecco che reagisce come ha fatto durante Napoli-Lazio. Non un grande spettacolo, per carità. «Avrei meritato di essere espulso anche io», dirà. Ecco, tutti apprezzano il coraggio a volte teatrale delle interviste di Rino dopo ogni partita. I cuori caldi sono fatti come lui, prendere o lasciare. Il calcio si ama anche così, con personaggi come Gattuso che non vivono con la mano perennemente davanti alla bocca per non far intendere quello che hanno da dire in campo. «Vieni a dirmelo in faccia» aveva sbraitato Ringhio. Il giorno dopo il colpevole della Lazio alza la mano per chiedere scusa. «Non mi era mai capitato prima di offendere qualcuno, il mio comportamento è stato inopportuno», dice Alex Maggi che nella squadra di Lotito è il fisioterapista. Capitolo chiuso? No, perché oggi la Procura federale aprirà un fascicolo che porterà probabilmente al deferimento e a una sanzione. Perché la frase è una frase razzista e non è stato un becero tifoso qualsiasi a gridare terrone di m… ma un tesserato della Lazio. Pessimo esempio, per tutti. Vedremo cosa deciderà la Procura Figc che aprirà un fascicolo tenendo conto delle relazioni degli ispettori federali. Così come è successo a Mirco Moioli, team manager dell’Atalanta il 12 luglio, deferito dopo aver reagito urlando terrone del c… a uno pseudo tifoso del Napoli che molestava Gasperini. In ogni caso, incidente chiuso per Gattuso. Ma con Inzaghi nessuna telefonata domenicale.
ECCO IL BARCELLONA
Il rinnovo può attendere. Mendes e De Laurentiis sono in ottimi rapporti, se ne parlerà prima del ritiro di Castel di Sangro. Ognuno ha già le idee chiare su quello che vuole l’altro. Anche se Gattuso non lo dirà mai, ma la marcia di avvicinamento alla gara di sabato è iniziata da almeno 10 giorni. I ritmi degli allenamenti e le scelte delle formazioni hanno tenuto conto della preparazione atletica per arrivare nelle migliori condizioni possibili al Camp Nou. Senza eccessivo stress, ma da oggi si torna anche in sala video, per vedere gli avversari come hanno giocato dopo il lockdown. «Messi non riesco a fermarlo neppure alla playstation di mio figlio», scherza Gattuso. E non finge. L’idea di Gattuso è chiara: parte da 1-1 e deve fare almeno un gol per passare il turno perché lo 0-0 fa far festa al Barcellona. Pensare di fermare i catalani in battaglia campale, giocando al suo stesso gioco, appare presuntuoso. Meglio erigere mura che non siano prigioni per chi le costruisce. Difendersi alti e colpire, sperando in un colpo di Mertens che in Europa qualche gioia la dà sempre. È la quarta partita in dodici mesi con il Barça e nella gara di andata, che sembra essersi giocata una era geologica fa, non si sono viste magie catalane.
LA STRATEGIA
Setien è eternamente in bilico. Deve conquistare la final eight con lo stile del Barcellona, ovvero provando a rimbambire il Napoli di passaggi. Gattuso sa che la chiave è lì nel mezzo, con Demme (favoritissimo nel ballottaggio rispetto a Lobotka), Zielinski e Fabian che devono strappare la tela, spezzare l’uncinetto di Messi. Anche i bambini dell’asilo sanno che il Barcellona è favorito: ma non è Davide contro Golia, perché il Napoli è cresciuto a dismisura negli ultimi tempi e questo è un gruppo rinato e rianimato dalla cura di Gattuso. «La squadra ce l’ho in mente». Vero, al netto di Insigne che tiene in ansia (e che ansia) tutti. In porta giocherà Ospina e in difesa Manolas. Se starà bene.
LA TRASFERTA BLITZ
La Uefa ha deciso che si dovrà andare a Barcellona e a meno che le cose non cambino – ma dovrà essere il governo catalano a comunicarlo – sabato sera si giocherà al Camp Nou. Il Napoli fa buon viso a cattivo gioco, ma il suo programma di viaggio terrà conto della situazione di straordinaria allerta Covid-19 che ancora c’è a Barcellona. Quindi, l’allenamento di rifinitura verrà fatto al San Paolo venerdì, poi la squadra prenderà il suo charter per arrivare a Barcellona. Hotel blindato e ripartenza subito dopo la gara. Non il massimo, ma questo è il clima del calcio adesso.