La Grande Bellezza: così patron De Laurentiis definì il calcio di Maurizio Sarri. L’estetica arrivò, come il tecnico di Figline ha sempre ricordato, mettendo a posto le travi: trovando la solidità che non c’era. Nel maggio del 2015, il Napoli finì al quinto posto con 54 gol al passivo. Durante il triennio sarriano, il Napoli ha subito prima 32 gol, poi 39, quindi 29 nell’anno dei 91 punti e di un tricolore sfumato per centimetri. Sfruttando l’onda lunga di questa impostazione, la prima stagione di Carlo Ancelotti, quella 2018/19, ha riportato il Napoli al secondo posto, con la porta violata in 36 circostanze. Scavallare quota 40 reti al passivo significa ingresso difficile nei primi quattro posti. La controprova 12 mesi dopo: annata travagliata, cambio in panchina e con il settimo posto in graduatoria, con 50 gol al passivo che certificano come un attacco prolifico non basta. Il 2019 rappresenta il discrimine: come se ci fosse uno spartiacque rappresentato da Raul Albiol. Finora, sono 23 i gol subiti in 20 gare: la proiezione è di 44 gol al passivo per fine stagione.
CERTEZZE E INCERTEZZE
«Molti problemi li nascondeva Koulibaly, ma non è più lo stesso degli anni di Sarri. Con Albiol al suo fianco erano perfetti. Dopo la scorsa Coppa d’Africa, però, Koulibaly era cotto, non è mai tornato lo stesso. Albiol, inoltre, aveva un’esperienza che altri non hanno, come dimostrano gli ultimi gol subiti». Giuseppe Volpecina, campione d’Italia col Napoli nell’87, parte dalle passate certezze per scivolare sulle incertezze. «Ci sono state molte meno sicurezze con Ancelotti e Gattuso, questo è vero: non potendo provare sempre gli stessi movimenti, non potendo ripetere sempre gli stessi meccanismi, diventa complicato per un difensore non commettere errori. Giocando palla a terra, il rischio è quello di portarti un avversario in area, come è successo con Pandev». La soluzione non è immediata: «Per recuperare le certezze, anche là dietro, ci vogliono grandi prestazioni e risultati. Ci sono anche giocatori importanti fuori, a cui si è aggiunto Manolas. Difesa da rifondare? Forse è giusto che Koulibaly vada via, avrebbe bisogno di un’ultima grande sfida».
POCHE PARATE MA…
Non ci sarà Manolas in Coppa a Bergamo: il trauma contusivo distorsivo alla caviglia destra si è tradotto in un gonfiore che lo staff medico stima di non poter ridurre in tempi brevi, si corre anche il rischio di perdere il giocatore per un periodo più lungo. Di fatto, senza Koulibaly e Manolas non sembrano esserci le condizioni per riprodurre il 3-4-3 dell’andata. Ci sono, però, due centrali di ruolo come Rrahmani e Maksimovic abituati a giocare in uno schieramento a tre, con il possibile adattamento di Di Lorenzo. Impressiona come il Napoli sia la squadra che subisce meno conclusioni per gara di tutta la serie A (9 nette a partita), con il Milan capolista che subisce 11.7 tiri a partita o la Juventus che ne incassa 10.9. Corollario: Ospina e Meret sono i meno sollecitati del campionato, 39 parate in due contro le 49 di Handanovic secondo in questa graduatoria.