Anche una partita scontata nel risultato come quella con la Spal può dirci qualcosa sulla compiuta convalescenza di una squadra che la terapia di Rino Gattuso ha guarito. Il Napoli è ordinato e compatto, capace di tenere sempre corta la distanza tra i reparti, recita a memoria gli schemi che dai tempi di Sarri fanno parte del suo repertorio naturale, cioè consonante con le caratteristiche tecniche degli azzurri, che il tecnico calabrese ha riposizionato nella loro collocazione tattica ideale, ponendo fine ai confusi esperimenti dell’era Ancelotti. Ha una condizione atletica buona e soprattutto omogenea, tanto da tenere testa alla Juve e all’Inter e da controllare contro la Spal il vantaggio senza affanni, difendendo il possesso di palla e non facendosi mai schiacciare nella sua metà campo.
È, ancora, una squadra umile, perché fa della prudenza un attrezzo del mestiere. Questa prudenza è sostenuta dalla consapevolezza di alcuni limiti, che il successo in Coppa Italia e la rimonta in campionato non possono cancellare. Il primo riguarda un assetto difensivo che, dopo la partenza di Albiol, non è più impenetrabile. Mostra la sua fragilità non tanto quando la squadra è arroccata con i quattro difensori in linea, ma soprattutto quando rientra di fronte a un contropiede avversario. In questi casi Koulibaly non è sempre al posto giusto al momento giusto, e non sempre riesce a compensare questo difetto di posizione con le sue eccellenti doti atletiche. Se n’è avuta prova anche ieri sul gol di Petagna, che ha temporaneamente riportato la gara sul pareggio.
Un altro limite riguarda l’assetto del centrocampo che, dopo l’uscita di Jorginho e Hamsik, ha registrato un deficit tanto in fase di interdizione quanto in fase di impostazione. La piena maturazione di Zielinski, la crescita di Elmas e l’inserimento di Demme sono segnali positivi, ma l’equilibrio ottimale è ancora da raggiungere. Demme e Lobotka sono due giocatori diversi, il primo è certamente più completo del secondo. Però è visibile un’evoluzione positiva di alcuni processi di apprendimento tattico, per cui l’alternanza tra sei diversi centrocampisti su quattro maglie disponibili non sortisce più lo smarrimento e la confusione d’inizio campionato.
Ma è su Insigne che la cura Gattuso ha avuto un risultato terapeutico eccellente: mai si era visto il fantasista azzurro giocare con una padronanza del ruolo così matura. La sua condizione fisica è invidiabile, il suo posizionamento tattico lo vede sempre al centro del gioco, la sua leadership si esprime non solo in fase offensiva, dove è sempre più concreto anche nelle realizzazioni, ma anche in difesa, dove partecipa attivamente all’interdizione delle azioni avversarie e soprattutto guida abilmente le ripartenze. Insigne è diventato l’uomo squadra di cui il Napoli aveva bisogno e del suo stato di grazia non potrà che beneficiare anche Mancini.
A questa evoluzione tattica dovranno ora corrispondere scelte di mercato in grado di implementare i processi attivati. Tenendo conto che i punti di forza di questa squadra sono giocatori che iniziano ad avere un’età che può condizionarne la continuità di rendimento. Qui non si deve e non si può più sbagliare. Per essere chiari: se Milik dovesse partire, non potrebbe essere Petagna il rincalzo di Mertens. Sia detto con rispetto per i suoi dodici gol in campionato.