Tramontato il concetto di titolarissimi. Campionato, Champions e nazionali: così il tecnico ha schierato nove squadre diverse in nove partite
NAPOLI – Non ci sono più certezze, ma da un po’: da quando il calcio s’è allargato; e non ci sono neanche più i «titolarissimi», quelli che per essere schiodati dal proprio posto dovevano imbattersi in un rito propiziatorio (di chi in genere va in panchina). Non ci sono più le formazioni che segnano l’infanzia, si recitavano a memoria, e ci hanno messo dentro ora le rotazioni, il turn-over, il tour de force, tutto ciò che serve a farsene una ragione a prendere una squadra e a smontarla per poi rimontarla, provando a farla restare se stessa: è un’esigenza, bisognerà farsene una ragione, tutto cambia, anche il Napoli, che in nove partite s’è svestito sempre, per poi ricomporsi secondo esigenze nuove, inedite, rimescolando gli interpreti da un giorno all’altro, perché c’è un nemico occulto, si chiama acido lattico o stress da prestazione o affaticamento o tensione, e va affrontato.
L’IDEA – Ancelotti non può sottrarsi a questa legge modernissima di fare calcio, deve affrontarla e maneggiarla con cura, perché quando dicono che c’è la sosta non può crederci, né lui e né i suoi colleghi: le Nazionali prima sottraggono gli uomini, poi sommano le fatiche, e al ritorno bisogna fare i conti con quel che resta del proprio organico. Nove formazioni servono per capire ma anche per fronteggiare situazioni «diverse» tra di loro, che rappresentano rischi: e poi, ogni quattro giorni in campo, in queste «finestre» da tre settimane in cui entrano il campionato e le coppe.
Leggi l’articolo completo sull’edizione odierna del Corriere dello Sport-Stadio
From: Corriere Dello Sport.